Soffriva di Alzheimer e suo marito l’ha gettata nel fiume. Ora dovrà scontare 14 anni di carcere e l’enorme senso di colpa
È arrivata la sentenza della Corte d’Assise di Lanciano. Angelo Bernardone, 76enne di Casalbordino, è stato infatti condannato a 14 anni.
L’uomo ha infatti ucciso sua moglie, con cui viveva nella provincia di Chieti. La donna, Maria Rita Conese, era gravemente malata di Alzheimer ed è stata gettata nel fiume da suo marito. “Sono pentito”, ha dichiarato l’uomo dopo il verdetto. Ma ora per lui c’è il carcere.
“Non c’ero con la testa”
Condannato a 14 con la concessione delle attenuanti generiche sulle aggravanti. La Corte d’Assise di Lanciano ha infatti emesso la sua sentenza nei confronti di Angelo Bernardone, 76 enne ex metalmeccanico. Il 26 dicembre 2021, Angelo uccise sua moglie Maria Rita, affetta dalla malattia di Alzheimer e da una grave demenza, gettandola nel fiume Osento attraverso un viadotto. La richiesta del pm. Vincenzo Chirico, era di 24 anni di reclusione. L’uomo è stato interdetto in modo perpetuo dai pubblici uffici, a seguito della condanna in Corte d’Assise, e si sarebbe detto pentito di ciò che ha fatto, pur accettando la sentenza della Corte. “Ho sempre rispettato mia moglie e le donne”, ha detto dopo aver udito la sentenza a suo carico.
L’avvocato di Bernardone, Vincenzo Cocchino, aveva chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove. Inoltre, aveva chiesto la derubricazione dell’accusa di omicidio preterintenzionale per minorata difesa. Secondo l’avvocato, infatti, c’era la possibilità che ci fosse una seminfermità mentale e non una totale capacità di intendere e di volere. “Non c’ero con la testa – ha dichiarato l’uomo – vedevo nero”. Una ipotesi che però è stata scartata dalla Corte che ha deciso per una condanna a 14 anni di reclusione per l’uomo.
Bernardone, durante il processo, ha affermato che sua moglie era cambiata molto a causa di un intervento chirurgico. La donna sarebbe diventata “un’altra persona” a seguito dell’operazione per un tumore al seno. Poi è arrivato il momento dell’omicidio. Il delitto è stato commesso il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano. Quel giorno dopo il pranzo di Santo Stefano la Conese è voluta recarsi al cimitero di Atessa. Lì dove ci sono i suoi genitori che, secondo l’uomo, la moglie “credeva ancora vivi”. I quattro figli si sono costituiti parte civile e hanno ottenuto, tramite il loro legale, Gianmarco Di Marco, un risarcimento di 100mila euro. Il denaro verrà devoluto in beneficienza ad alcune associazioni che lottano contro la violenza sulle donne.