Dopo Gaza sta per esplodere anche la Cisgiordania: scopri il racconto di Ori Givati, lìex soldato israeliano.
Ori Givati ha 32 anni e ne ha spesi alcuni nelle forze armate israeliane. È il direttore di advocacy per Breaking the Silence, un’organizzazione di veterani che si oppongono all’occupazione permanente dei territori palestinesi da parte di Israele. Le loro testimonianze su come viene condotta l’occupazione sono illuminanti.
Scopriamo insieme la testimonianza di Ori Givati. “Ho combattuto per Israele, ora voglio fermare la sua violenza. Dopo Gaza, sta per esplodere la Cisgiordania. L’esercito è agli ordini dei coloni che espandono gli insediamenti”. In un “regime di apartheid sempre più violento serve l’intervento della comunità internazionale, con una forza di pace e una road ma per un futuro senza sangue”. A dirlo è il veterano dell’esercito israeliano Ori Givati, intervistato da Fanpage.
L’esercito è agli ordini dei coloni
Ori Givati, comandante di carri armati e istruttore, cominciò a farsi parecchie domande dopo aver sentito un ufficiale superiore dire: “La vostra missione è di far tener la testa bassa ai palestinesi, sempre”. “Ero nell’esercito per proteggere il mio Paese, non per intimidire la gente”, ricorda oggi. “In Cisgiordania vige un regime di apartheid, e i soldati sono usati dai coloni per i loro fini”. La situazione in Cisgiordania è “in ebollizione”. Le violenze imperversano e il territorio “sta per esplodere”. Potrebbe diventare “un posto più pericoloso di Gaza”. “Serve una forza internazionale di interposizione”, e le cancellerie mondiali “devono imporre a Israele di rinunciare alla vendetta e all’occupazione dei territori palestinesi, per perseguire un futuro di sicurezza reciproca e di pace”.
“I settler, i coloni israeliani, si stanno approfittando della distrazione causata dalla guerra a Gaza per terrorizzare i palestinesi e provocare la loro fuga da comunità e insediamenti, che vengono occupati e ‘colonizzati’”, spiega Givati. “Non è certo un fenomeno nuovo. Ma con questa guerra è diventato ancor più diffuso e violento. E, quel che è peggio, il processo è sostenuto dallo Stato. Israele non fa assolutamente niente per impedirlo”. “L’esercito israeliano è un ‘impiegato’ dei settler”, aggiunge Givati. “Nel senso che è alle loro dipendenze. Quando infrangono le leggi non vengono mai fermati né tanto meno sanzionati. E questo non solo quando attaccano i palestinesi, ma anche quando creano insediamenti illegali, o espiantano oliveti”. “Per i settler, la legge non vale”, afferma Givati. “I soldati non sono che un mezzo per perseguire i loro scopi”.
“Ci sono analogie fra l’apartheid modello Sudafrica e ciò che Israele impone a est del Giordano”, afferma Givati. “Le caratteristiche sono molto diverse da quelle del Sudafrica di un tempo. Ma alcuni degli aspetti fondamentali dell’apartheid sono comuni. Uno su tutti: la coesistenza di due diversi sistemi giudiziari a seconda dell’etnia. Nella sua essenza, quello che vige in Cisgiordania è un regime di apartheid”, conclude Givati.
Per fermare la violenza in Cisgiordania e costruire un futuro di pace, Givati propone le seguenti misure: 1. L’immediata cessazione dell’espansione degli insediamenti israeliani; 2. La creazione di una forza di pace internazionale per garantire la sicurezza dei civili palestinesi; 3. L’avvio di un serio negoziato di pace tra Israele e Palestina, che porti alla creazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano. Queste misure sono necessarie per costruire un futuro di pace e sicurezza per tutti i popoli della regione.