Hamas ha proposto ad Israele una nuova lista di ostaggi destinati al rilascio, nel frattempo Netanyahu ribadisce la sua posizione.
Benjamin Netanyahu ha ricevuto un nuovo comunicato da parte degli esponenti di Hamas. In un primo momento i miliziani hanno proposto il rilascio di un ulteriore numero di ostaggi, in cambio del prolungamento della pausa umanitaria di altri quattro giorni; dopodiché hanno fatto riferimento all’eventualità di liberare tutti i soldati israeliani imprigionati sul campo di battaglia, in cambio di tutti i detenuti palestinesi. La comunità internazionale, nel frattempo, tenta invano di persuadere il leader in merito ad un effettivo cessate il fuoco, in modo da poter assistere i feriti, i rifugiati e raggiungere un accordo che possa soddisfare tanto gli israeliani, quanto i palestinesi.
“Non dobbiamo distogliere lo sguardo” – dice il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Egli infatti ha ribadito: “La popolazione di Gaza si trova nel mezzo di un’epocale catastrofe umanitaria davanti agli occhi del mondo”. Le strutture sanitarie primarie non riescono a sostenere il ritmo, costrette ad accogliere dai 100 ai 500 feriti ogni giorno. Vanno inoltre ripristinati gli impianti idrici ed elettrici, per non parlare poi della necessità di ulteriori rifornimenti alimentari. “Continuare sulla strada del terrore, della violenza, degli omicidi e della guerra significa dare ad Hamas ciò che cerca” – le parole di Joe Biden. Eppure, nonostante le continue pressioni da parte degli Stati Uniti e della Commissione Europea, Netanyahu sembra irremovibile.
Netanyahu non rinuncia alla guerra
Il rilascio degli ostaggi, così come le immagini delle famiglie riunite e dei bambini che finalmente hanno potuto riabbracciare i propri cari, non hanno certo intenerito il leader israeliano Benjamin Netanyahu. Un possibile accordo di pace non rientra assolutamente nelle sue priorità. Egli infatti si vede costretto a soddisfare la volontà dei membri della sua coalizione, i quali hanno minacciato di far cadere il governo laddove Netanyahu avesse acconsentito ad un cessate il fuoco prolungato.
Non è chiara tuttavia la posizione della popolazione che, più che la distruzione della Striscia, richiede da settimane la tutela della sicurezza degli ostaggi. “Dopo questa fase di rientro dei nostri ostaggi” – spiega Netanyahu – “Israele tornerà in guerra? La mia risposta è inequivocabilmente sì”. Il Primo Ministro ha garantito il sostegno dei partiti che compongono la sua coalizione, dando per scontato che il popolo stesso desideri proseguire il conflitto. “Combattere fino alla fine” – questo l’obiettivo esposto da Netanyahu durante una delle ultime conferenze. La pausa umanitaria dunque, benché necessaria, probabilmente non sarà sufficiente a sanare le ferite profonde causate dalla guerra.