La controffensiva ucraina non ha contemplato gli esiti sperati, i principali esponenti occidentali valutano le trattive con Putin.
Analizzando razionalmente il conflitto russo-ucraino emerge chiaramente la condizione di stallo e l’imminente sconfitta di Volodymyr Zelensky. La possibilità di vittoria non è di fatto considerabile e rappresenta una mera utopia. L’unica risorsa che potrebbe consentire alle forze armate di neutralizzare l’esercito russo risiederebbe in una collaborazione attiva della Nato e il trasferimento di un battaglione di soldati sul territorio, una favore che tuttavia l’Occidente non è disposto a concedere. Europa e Stati Uniti hanno inviato un quantitativo sostanziale di armi, cannoni ed obici. Ciò nonostante, la controffensiva non ha ottenuto gli esiti sperati.
Di fronte ad una tale condizione di stasi, i principali esponenti occidentali stanno valutando – non troppo velatamente – di aprire un negoziato con il leader russo. Un incontro diplomatico che verrebbe organizzato senza necessariamente il consenso di Zelensky. Il premier ucraino ha spiegato chiaramente di non aver intenzione di cedere il territorio al nemico, rifiutandosi di tener conto delle ingenti perdite subìte negli ultimi mesi. L’unica zona, che sembra apparentemente inaccessibile all’esercito russo, si limita ad Avdiivka, luogo ove i russi stanno concentrando energeticamente le proprie forze. I soldati ucraini si troveranno presto circondati in una morsa, privati della possibilità di arretrare e fuggire dietro le linee di difesa.
Putin apre i negoziati
La Commissione Europea, in accordo con gli Stati Uniti, sta valutando la possibilità di concedere a Putin i territori ucraini occupati dai russi – il 20% della nazione – e consentire al restante 80% di entrare stabilmente nella Nato. Un accordo di questo tipo permetterebbe alle fazioni di interrompere finalmente la guerra e di impedire che questa si consumi nuovamente tra quattro o cinque anni. Laddove l’Ucraina entrasse a far pare della Nato infatti, e Putin dovesse decidere di attaccarla nuovamente, nulla impedirebbe alla comunità internazionale di inviare dei soldati in difesa del territorio. Le Nazioni Unite rappresenterebbero così una garanzia di pace.
“Sono stati avviati da tempo dei negoziati tra Stati Uniti, Germania e Russia sulla ‘testa’ degli ucraini” – ha spiegato Gastone Breccia, storico e analista militare – “va preso atto che – la prospettiva di un prolungamento della guerra non piace a nessuno in Occidente”. Si tratta dunque della consapevolezza che, per porre fine al conflitto russo-ucraino, l’unico asso nella manica da giocare risiede proprio in un dialogo con il leader russo, il quale sembra maggiormente incline al dialogo di Volodymyr Zelensky. “Gli armamenti forniti si sono rivelati indispensabili per resistere” – riflette il professore – “ma non sono bastati a ricacciare indietro gli invasori. Bisogna prenderne atto”.