Si crea un amaro legame quando al lutto più nero si congiunge l’insistenza a mostrarsi. Qualcosa si toglie, non si aggiunge.
Non riusciremo a spingere facilmente giù nella memoria la storia di Giulia, non ce lo premetteranno. Troppo nera la storia, e à la page. Una ragazza come tante, con cui è facile identificarsi. Un lutto familiare recente, la mamma che scompare, brucia e segna la famiglia. Sembrava abbastanza.
E invece no, irrompe l’ordinaria follia di un ragazzo qualsiasi che permette al destino di giocare sporco, ancora una volta. Il caso nasce e diventa ogni giorno più visibile con l’attesa del ritorno, che si intuiva sarebbe andata delusa. In un modo o nell’altro, veniva da pensare, ma presto si finiva per considerare solo una possibilità. Ed era tragica. E così è stato. Il buio previsto si è fatto accecante.
Una ragazza come tante
Nulla è tornato più al suo posto. Il padre risponde alle domande, parla il giusto. E c’è Elena, la sorella. La si vede sempre più spesso. E’ lei che parla, scrive, riappare. Resa presto intoccabile dalla ferita di una perdita atroce, la sua scelta è l’opposto del silenzio, la ricerca di una quiete che aiuti a ritrovare i fili della propria coscienza e provare a dare un tracciato e un senso a quello che accade.
Si aspetterebbe invano una scelta di questa natura, troppo incline ad una disciplina del dolore che appartiene al altre epoche. Patriarcali, si potrebbe dire. Qui si procede per istinto, in rapidi sussulti che stappano alla quiete quello che nella quiete dovrebbe restare. Si schernisce il silenzio, si chiede il frastuono, si appare, ovunque, mentre Giulia, proprio lei, è scomparsa dal mondo. Non sembra il modo migliore per renderle omaggio. E’ così banalmente dark, Elena, nei suoi scatti pubblici che fanno sorridere le riflessioni un po’ malevole sul suo abbigliamento. Sì, compare una croce rovesciata, una stella a cinque punte. Ma al mondo non importa nulla di questi piccoli passatempi con cui giocano i bambini malinconici. Fosse questo il male saremmo a cavallo. E poco male se fosse nero.
Il Male, quello autentico, era più innocuo nel vestire. Ma ha lasciato la Giulia in fondo ad un dirupo. Elena è una ragazza imbronciata e prevedibile che sta trasfigurando il proprio lutto nell’ebbrezza bruciante di una notorietà inattesa. Se ne compiace e non lo nasconde. Non c’è nulla di male, se non il senso si vuoto che l’attende, due volte. Per l’assenza di Giulia, e più avanti, quando si accorgerà che non è niente di speciale, nonostante tutto. Il dolore non rende sempre migliori. Ma c’è infine un dolore più freddo che arriva quando ci si accorge della propria vacuità. Ecco, quello ci convince al silenzio e ad una vita più a misura della nostra finitezza. Umilmente, senza pretesa di sapere e di comprendere. E lì che vorremmo vedere Elena un giorno, con meno rabbia e dolore.