A nessuno conviene che la guerra d’Ucraina continui in questo modo, tra morti, feriti, sofferenze e ingenti spese, senza nemmeno un vincitore
I tonanti appelli del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sembrano finiti: i media occidentali hanno smesso di rilanciarli con frequenza ossessiva. Il che non significa che l’Ucraina possa ormai difendersi da sola. Al contrario, il Paese invaso soffre quanto prima e forse più, a causa della sensazione di abbandono che si è diffusa tra la popolazione. Il fatto è che l’invio di armi da parte degli alleati occidentali è stato tutt’altro che risolutivo, anzi ha proseguito un logoramento che pare interminabile, perché la Russia si è dimostrata più decisa del previsto.
Nessuna meraviglia, quindi, che spunti un piano B. E’ apparso sul quotidiano tedesco Bild, di orientamento marcatamente occidentale, e consiste nel serio tentativo della Germania e degli Stati Uniti di convincere Kiev ad accettare la tregua e l’avvio del negoziato con la Russia, allo scopo di porre fine alla guerra. Soluzione per nulla semplice, dato che comporta la cessione del Donbass a Mosca, il 18% del territorio nazionale ora occupato dalla Russia.
La guerra insostenibile
Il presidente Zelensky insiste sul ripristino dei confini del ’91, Crimea compresa, quindi per lui l’accettazione di una tregua e un negoziato adesso equivarrebbe a una sonora sconfitta, proprio alla vigilia delle elezioni. Stati Uniti e Germania, però, insistono perché le truppe di Zelensky, malgrado il coraggio e il valore dimostrato, ha mancato l’obiettivo. Il presidente ucraino, supportato senza condizioni dagli alleati, ha fatto credere che il suo Paese avrebbe reagito respingendo l’invasore oltre i confini. Era, purtroppo, solo un auspicio.
La conseguenza è che gli alleati della Nato pagano a caro prezzo un grande impegno militare, quando i loro governi devono cominciare a render conto agli elettori delle spese compiute e dei vantaggi conseguiti. L’economia statunitense è in salute, ma la Germania è entrata in recessione e tutta l’Europa soffre, proprio mentre il nazionalismo xenofobo rimane forte e pericoloso, per la stabilità che l’Unione europea ha consolidato negli anni scorsi.
Ma ora chi può riuscire a far ragionare i due contendenti?
Di conseguenza, secondo la rivelazione della Bild, Stati Uniti e Germania hanno cercato di convincere Zelensky a trattare, affidandosi a un mediatore. Berlino ha smentito la notizia del piano B rivelato dalla Bild. C’è però di più. Gli alleati Nato sarebbero disposti ad aiutare ancora l’Ucraina con nuovi invii di armi, senza però consentire a Kiev di vincere la guerra, riprendendosi il Donbass e la Crimea. Gli aiuti occidentali serviranno soltanto a proseguire la guerra perpetuando l’attuale fase di stallo e nulla più.
Dunque Zelensky dovrà riconoscere, sperano gli alleati, che è più umano, etico e decoroso negoziare la pace che combattere all’infinito. La linea ufficiale della Nato è ben diversa, si sa. L’hanno ribadita anche nei giorni scorsi Stati Uniti e Germania: solo l’Ucraina può stabilire, in modo indipendente, i propri obiettivi politici e militari. Formalmente è così, nessuno lo dubiterà.
Nessuno è in grado di accettare una sconfitta di fatto
La stessa Russia però ha un problema di consenso alla vigilia delle sue elezioni. I sondaggi compiuti dal Cremlino dimostrano che la popolazione inizia a stancarsi dei sacrifici. Quanti giovani russi devono morire? E’ giusto e indispensabile falcidiare un’intera generazione? Il triste computo delle perdite umane parla, approssimativamente, di 500mila vittime in tutto, fra morti e feriti, fra russi e ucraini.
C’è un’ulteriore possibilità, abbastanza simile: che la guerra si fermi, congelandosi, senza che si apra alcun negoziato. In tal modo, nessuno dovrebbe dichiararsi sconfitto né verrebbe umiliato. Le ostilità verrebbero soltanto rinviate, all’incirca com’è avvenuto in Corea del Nord, dove la seconda guerra mondiale è ancora soltanto sospesa, senza alcun trattato di pace. Quel che la Nato ora chiede delicatamente, purtroppo per l’Ucraina, presto potrà trasformarsi in un ultimatum.