L’ospedale Al-Shifa, una delle strutture sanitarie principali sul territorio di Gaza, è tutt’oggi sotto assedio. Israele è spietato.
Benché la comunità internazionale sottolinei la violazione del diritto internazionale umanitario, l’esercito israeliano prosegue indisturbato la propria guerra contro il partito estremista di Hamas. La legge vieta categoricamente l’accanimento ai danni delle strutture sanitarie e prima ancora al personale medico. Si tratta infatti di un luogo dove i rifugiati dovrebbero ricontrare tutela e sicurezza, una garanzia che – almeno in via teorica – dovrebbe essere imprescindibile. Ciò nonostante, le forze armate – oltre a fare irruzione all’interno dell’ospedale Al-Shifa – hanno trasformato l’intera struttura in una prigione fatale e angosciante.
Medici e infermieri non possono trasferire i pazienti da un reparto all’altro, poiché il rischio di essere colpiti dal fuoco israeliano e dai proiettili dei cecchini rimane altissimo. Sono inoltre costretti ad affrontare turni continui di 24 ore, travolti dal numero sempre crescente di feriti e civili in fin di vita. Quanto accaduto nasce dalla convinzione, al momento confermata dall’intelligence israeliana e americana, che gli esponenti di Hamas abbiano stabilito diverse basi terroristiche operative al suo interno. Una giustificazione che tuttavia non spiega la scelta di coinvolgere i civili in tale operazione “di pulizia”.
Israele rischia un processo internazionale
La posizione di Israele si aggrava progressivamente, ragion per cui molte delle nazioni, che prima sostenevano la sua causa, si sono ora dissociate. Giovedì 23 novembre poi, il Ministero della Salute di Gaza ha denunciato l’arresto di Muhammad Abu Salmiya, direttore dell’ospedale Al-Shifa. Quest’ultimo stava accompagnando alcuni feriti e rifugiati gravi verso sud, all’interno di un convoglio. Le forze armate, appresa della sua presenza, hanno trattenuto il dottore con l’accusa di aver favorito le azioni di Hamas all’interno della struttura sanitaria, consentendo loro di stabilirvi.
Di tutta risposta, il Ministero della Salute di Gaza ha confermato l’interruzione di qualsiasi tipo di collaborazione con l’Oms, a meno che non venga fatta luce sulla vicenda. Le autorità hanno infatti rivendicato l’applicazione del diritto internazionale umanitario, le cui pagine garantiscono “che non ci siano attacchi contro il personale medico”. Hanno dunque definito l’arresto di Abu Salmiya come “spregevole” e preteso una punizione esemplare contro coloro che abusano dei propri poteri. Al-Shifa, ormai al collasso, ha perso in tal modo una figura fondamentale, il punto di riferimento dell’intero personale medico.