Dieci anni di reclusione sono sufficienti secondo il tribunale: Oscar Pistorius, condannato per omicidio colposo aggravato, lascia il carcere.
“The fastest man on no legs” – letteralmente “l’uomo più veloce senza gambe”, così venne soprannominato Oscar Pistorius. Una grave malformazione lo costrinse inesorabilmente all’amputazione di entrambi gli arti, sostituiti con due protesi in fibra di carbonio. Ciò nonostante, tale impedimento non lo limitò nel perseguimento dei suoi obiettivi e così, spinto da una fervente passione sportiva, riuscì a battere persino gli avversari normodotati in occasione delle Olimpiadi del 2011. Un successo, questo, destinato a crollare inesorabilmente, in seguito alla morte prematura della fidanzata: la modella e attivista Reeva Steenkamp.
L’atleta, condotto in tribunale, giustificò l’accaduto sostenendo di aver scambiato la compagna per un intruso e di aver quindi sparato quattro colpi contro quella che sembrava la sagoma scura di un ladro. Successivamente, a processo, spiegò di aver utilizzato la pistola dall’interno del bagno e di aver aperto il fuoco a porta chiusa. Pistorius venne accusato dalla procura sudafricana di omicidio colposo aggravato e condannato a tredici anni e sei mesi di reclusione. Sembra tuttavia che i giudici abbiano cambiato idea rispetto alla durata effettiva della pena. Il campione lascerà presto la cella entro la quale ha vissuto dal 2013.
Pistorius lascia il carcere
La morte di Reeva Steenkamp rimane tutt’oggi avvolta da un alone di mistero. Nonostante Pistorius abbia sostenuto di aver ucciso la fidanzata accidentalmente, all’epoca si pensò che l’omicidio nascesse invece da un’escalation di insulti consumata entro le mura domestiche. Un litigio finito male che avrebbe spinto l’atleta ad aprire il fuoco sulla compagna 30enne. I vicini inoltre spiegarono di aver sentito dei rumori provenienti dall’abitazione dell’atleta.
Eppure, nonostante tali incongruenze irrisolte, sembra che infine Pistorius abbia avuto la meglio. Il tribunale sudafricano ha concesso al detenuto la libertà vigilata, un’opzione che era stata rifiutata dalla Corte nel mese di marzo. A quanto pare, il processo precedente presentava delle scorrettezze ed errori legali, per cui i giudici hanno scelto di rivedere la natura della sentenza esposta la scorsa primavera. Nel frattempo la madre di Reeva, June Steenkamp, ha espresso la propria preoccupazione in merito agli attacchi di rabbia dell’atleta, un pericolo dunque per la sicurezza di qualsiasi donna decida di entrare in contatto con lui.