Schierarsi in favore della popolazione civile palestinese e israeliana. La posizione espressa da Papa Francesco non ha convinto molti.
Il conflitto israelopalestinese nasce da un principio ideologico e nazionalista. Un concetto, questo, che gli occidentali conoscono molto bene. Teorie e macchinazioni che contemplano immancabilmente un allontanamento repentino dalla realtà e lo sviluppo di un’illusione moralista e paradossale. Non dovrebbe stupirci dunque la reazione delle famiglie degli ostaggi che, mercoledì 22 novembre, hanno potuto incontrare il Pontefice nella sede del Vaticano. La scelta di Papa Francesco di porre la popolazione civile israeliana e palestinese sullo stesso piano ha provocato un’onda di indignazione e rammarico.
Egli ha invitato i fedeli a pregare per la salvaguardia di entrambe le fazioni “perché venga la pace”. Dichiarazioni dalle quali i cittadini israeliani si sono dissociati. E’ inoltre intervenuta la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni: “Il Papa mette tutti sullo stesso piano di partenza e di arrivo” – sono state le sue parole – “ma la partenza è il terrore che esegue lo sterminio degli ebrei nel mondo intero, mentre la guerra è necessaria alla difesa di Israele”. Una retorica ormai datata, volta ad oscurare ciò che di fatto è avvenuto presso la Striscia di Gaza.
Neanche il Papa ha diritto di dire la sua
Le azioni di pochi non giustificano l’accanimento consumato ai danni della popolazione civile, un fondamento che dovrebbe limitare gli stermini e i massacri di un numero così elevato di esseri umani. Eppure, tale concetto sembra estraneo a molti israeliani che, nel XXI secolo, rivendicano ancora il diritto di potersi difendere usufruendo di carri armati, mezzi corazzati e mitra. Un trauma che sicuramente nasce dal genocidio nazista, ma che oggi non trova fondamento nel modus operandi della società attuale. Lo Stato di Israele avrebbe dovuto difendersi da Hamas, questo è giustificato, senza tuttavia infierire inutilmente su uomini, donne e soprattutto bambini.
L’interpretazione delle famiglie degli ostaggi in merito alle parole di Papa Francesco è perciò fuorviante. Nel suo monologo infatti non nomina Hamas, bensì la popolazione civile palestinese. Il suo scopo non era certo di giustificare le azioni sconsiderate ed assolutamente condannabili dei terroristi, bensì di schierarsi a favore dei fragili, di tutti coloro che tutt’oggi vengono colpiti dalle bombe, uccisi dai cecchini e martoriati dal fuoco. “Loro soffrono tanto” – le dichiarazioni accorate del Pontefice – “Ho sentito come soffrono ambedue”. La pace, benché in guerra le potenze coinvolte spesso lo dimentichino, rimane un diritto imprescindibile di ogni essere umano. Sia che esso sia israeliano, sia che sia palestinese.