I vulcani si stanno risvegliando e mentre in Islanda viene proclamato lo stato di emergenza, un altro paese viene travolto dal magma.
Eventi narrati nei libri di storia che si concretizzano in età contemporanea. I vulcani si stanno risvegliando e questo produce inevitabilmente un certo allarmismo. Nel mese di settembre le testate nazionali si sono concentrare sull’instabilità dei campi flegrei, una premessa che ha posto nuovamente l’attenzione sulla possibilità di eruzione del Vesuvio. Si è a lungo discusso sullo sviluppo di un piano di evacuazione efficiente, il quale tuttavia – contrariamente a quanto concerne i residenti islandesi ad esempio – risulta molto complesso. Si parla infatti della fuga frenetica e disperata di più di 3 milioni di persone, residenti tra Napoli e limitrofi.
Un numero spropositato rispetto ai 4.000 abitanti della cittadina di Grindavik. Ciò nonostante, per nostra fortuna, quanto accaduto a settembre si è esaurito in pochi giorni e quindi considerato un semplice falso allarme. Dopo lo sfogo di alcune scosse registrate nella zona rossa, la terra si è in un certo senso calmata. Attualmente il livello di allerta associato al Vesuvio viene considerato verde, una posizione che nasce dalla condizione dormiente del vulcano. E mentre in Italia si tira un respiro di sollievo – e in Islanda si predispongono i piani di difesa ed evacuazione – i cieli della Papua Nuova Guinea vengono oscurati da una nube di cenere.
Papua Nuova Guinea in una nube di cenere
Nella giornata di lunedì 20 novembre una nube di fumo si è innalzata a 15mila metri di altezza ed ha invaso i cieli azzurri della Papua Nuova Guinea. Il pulviscolo tossico e soffocante, proveniente da un vulcano situato sul Monte Ulawun dell’isola New Britain, ha costretto la popolazione locale ad una fuga repentina. L’intera zona è stata prontamente evacuata e i suoi residenti attendono che vengano fornite informazioni e aggiornamenti in merito all’idoneità di sicurezza. Nel frattempo, molti dei voli in partenza e diretti all’aeroporto di Hoskins sono stati cancellati preventivamente.
Le agenzie di stampa giapponesi hanno espresso la propria preoccupazione in merito all’eruzione. Parliamo infatti di un fenomeno naturale che potrebbe provocare uno tsunami sulle isole di Izu e di Ogasawara. Per il momento gli esperti non hanno rilevato alcun mutamento del livello del mare. Si ipotizza inoltre che l’eruzione possa proseguire per un tempo indefinito. Quanto accaduto non rappresenta però una novità: il vulcano in questione si trova nel cosiddetto cerchio di fuoco e rappresenta una delle unità più attive e pericolose monitorate dalle autorità locali.