Dal 30 novembre a Dubai i rappresentanti di vari paesi e organizzazioni si riuniranno per discutere e adottare nuove politiche e accordi riguardanti il clima globale
La futura 28a Conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, noto come Cop-28, si svolgerà dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e questa potrebbe esser considerata come una contraddizione. Questa nazione è riconosciuta non solo come il settimo maggiore produttore globale di petrolio, ma anche uno dei suoi principali esportatori. Inoltre, gli Emirati Arabi si posizionano tra i rari Paesi con l’obiettivo di aumentare considerevolmente la loro produzione petrolifera nel prossimo decennio. Questa tendenza si estende anche ad altre nazioni del Golfo. Vediamo di seguito le principali tematiche che verranno affrontate durante la conferenza e quali saranno gli obiettivi da rispettare nei prossimi anni.
Durante questo evento, esperti di tutto il mondo si incontreranno per discutere tematiche fondamentali in merito alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e alla mitigazione dell’impatto ambientale. Ecco i temi di maggior importanza che verranno trattati durante il COP28.
La finanza
La COP28 ha il potenziale per rafforzare gli sforzi verso l’incremento degli investimenti per affrontare il cambiamento climatico. I paesi industrializzati sono tenuti a rispettare i loro impegni finanziari legati al clima, secondo l’articolo 9 dell’Accordo di Parigi e l’obbiettivo dei 100 miliardi di dollari.
Tuttavia, i risultati passati non sono stati promettenti. Nel 2020, la combinazione dei fondi forniti e catalizzati dai paesi sviluppati per quelli in via di sviluppo era inferiore di 16,7 miliardi di dollari rispetto all’obiettivo.
Durante la COP28, i ministri devono inviare un forte messaggio politico che l’obiettivo Collettivo Nuovo Quantificato (NCQG) sarà raggiunto, sostenendo così il raggiungimento degli obiettivi di Parigi.
La transizione energetica
Le tematiche principali della COP28 sono incentrate sulla transizione energetica. Ciò vuol dire che tale transizione deve essere equa e in linea con l’obiettivo di 1,5 ºC. Quest’ultimo può essere conseguito solamente accelerando il processo di eliminazione dei combustibili fossili, per ottenere una riduzione delle emissioni di gas serra.
Sviluppare però le energie rinnovabili non significherebbe ridurre automaticamente la dipendenza dai combustibili fossili. Per questa ragione sono necessarie politiche mirate a garantire che la nuova produzione di energia pulita prenda il posto dell’energia generata da carbone, petrolio e gas. Nonostante anni di calo dei prezzi delle energie rinnovabili e la loro crescita esponenziale, l’industria dei combustibili fossili continua ad espandersi, generando nuova domanda.
Perdite e danni
Il termine della COP27 è stato segnato da una decisione di rilievo storico per molti: l’istituzione di un fondo dedicato alle perdite e ai danni (loss & damage) causati dagli effetti del cambiamento climatico. Per evitare che questo fondo rimanga vuoto, sarà necessario che esso riceva finanziamenti specifici. Se un accordo verrà raggiunto durante il COP28, le risorse potrebbero essere distribuite a coloro che ne hanno più bisogno. Tuttavia, esiste una notevole differenza di visione riguardo a questo fondo tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Sono stati stabiliti vari criteri ed è previsto che la Banca Mondiale dovrà assicurarsi che vengano rispettati nel corso dei prossimi quattro anni.
Non è realistico immaginare che il fondo possa essere mantenuto solo tramite finanziamenti pubblici. Perciò, ci sarà bisogno di ampliare la gamma di donatori e di creare meccanismi di incentivo per accrescere il sostegno finanziario anche da fondi privati e fonti di finanziamento innovative (ad esempio, imposte sui carburanti fossili, settore aeronautico).
La posizione unanime del G77 ha avuto un ruolo cruciale per garantire l’istituzione del fondo per le perdite e i danni alla COP27. Sarà interessante vedere se questo entusiasmo continuerà anche a Dubai, in modo da non ritardare ulteriormente i finanziamenti per le perdite e i danni.
L’adattamento
I fondi destinati alla mitigazione non sono sufficienti per stare al passo con l’intensificazione urgente di azioni volte all’adattamento. In vista della COP28, è stata riscontrata una mancanza di guida e dedizione politica. L’approvazione di un piano globale per il Global Goal on Adaptation (GGA) a Dubai è di grande rilevanza. Senza strumenti di questo tipo corriamo il rischio di essere impreparati a livello mondiale per affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici.
L’accordo fornirebbe un quadro con obiettivi e indicazioni per l’adattamento, dando una direzione e una visibilità al tipo di azione richiesta. Questo permetterebbe inoltre di misurare collettivamente i progressi fatti nel rafforzamento della resilienza e nel miglioramento della capacità di adattamento nelle diverse situazioni nazionali. L’effettività del piano dipende principalmente dall’ammontare di supporto finanziario e tecnico in risposta alla necessità d’intervento. Prima della conferenza, i governi avranno bisogno di definire le possibili aree di arrivo per il GGA, affrontando le differenze attuali riguardo ai metodi di attuazione, la determinazione degli obiettivi ed il follow-up del programma di lavoro Glasgow-Sharm El Sheikh.
A circa un decennio dalla COP21 di Parigi, la COP28 rappresenta la prima vera opportunità per valutare l’attuazione di tali obiettivi. Il primo esame globale, ovvero il Global Stocktake (GST), fornirà un quadro preciso dei progressi realizzati da governi e attori non governativi verso il conseguimento degli obiettivi di Parigi. La reazione dei Paesi al GST permetterà di evidenziare le necessarie trasformazioni future.
In particolare, la risposta al GST contribuirà a garantire un processo di implementazione efficace nel 2024, che si connette alla revisione delle NDCs (Nationally Determined Contributions) del 2025. Probabilmente, il GST non presenterà risultati positivi, come largamente previsto nel Rapporto di sintesi pubblicato dal Segretariato dell’UNFCCC a settembre. Le emissioni non sono state ridotte negli anni passati. Al contrario, in molti casi, sono aumentate. Attualmente, non esiste un sistema per verificare l’attuazione effettiva delle promesse fatte durante la COP e ciò potrebbe essere considerato un serio problema di responsabilità.
Proviamo ora a delineare una lista concisa ed essenziale di ciò che potrebbe essere definito “successo” alla fine della COP28:
Continuare a progredire nel processo di rinnovamento dell’architettura finanziaria globale per poter liberare le risorse fondamentali per la transizione in vari paesi, superando le restrizioni fiscali e di bilancio rappresenta una sfida cruciale. Data la complessità del panorama geopolitico internazionale, anche solo l’ottenimento di questi risultati potrebbe costituire un importante progresso per l’azione sul clima. Tuttavia, è necessario prestare attenzione, dal momento che il vocabolario diplomatico, risultato di compromessi e non sempre facilmente comprensibile, potrebbe far apparire come trionfi quello che in realtà sono passi indietro.
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