Giulia e gli assassini sconosciuti

Qualcuno aveva provato a sperare, tenendo ancora in piedi il palcoscenico del ritorno a casa, stanchi e dimessi, di Giulia e Filippo.

Si sperava in un allontanamento pieno di litigi e ripensamenti, con loro a casa, dopo qualche giorno. La realtà parla il linguaggio della logica, la logica della follia, che in casi come questo prevale con un’assiduità disarmante. E non solo qui. Nel giorno peggiore della sua vita il padre di Giulia è uscito di casa, chiamato a riconoscere il corpo di una ragazza senza vita. E’ tutto finito. La stampa diligentemente avrà cura di rendere noti un po’ alla volta i particolari di quanto accaduto, gli ultimi momenti di lei, l’oscena efferatezza di lui per la quale basta il trattamento riservato al corpo della persona che immaginava di amare. Un volo di 50 metri in un dirupo. E chissà se si è fermato quei brevi istanti ad osservare ciò che restava di lei cadere giù o se ha voltato le spalle con in testa la folle idea di schivare il proprio destino.

Giulia Cecchettin tragedia
Giulia e gli assassini sconosciuti-credit instagram bisc0ttoalcioccolato-Rationalinternational.it

 

Si nascondono ovunque

La storia era già scritta ed è così simile ad altre simili che presto non ce ne ricorderemo più o quasi. Resterà indelebile nelle famiglie, nella memoria di una comunità che non sarà più la stessa per anni, anch’essa. Quasi non interessa ora la fine che farà lui, cosa dirà. Il processo, se ci sarà, le quattro mura a vita o quasi, che mai riporteranno Giulia in vita, tra le mura della sua casa o altrove. Un luogo dove immaginava di andare, libera, lontana da lui che ha voluto legarla stretta alla morte, pur di non vederla andare.

Giulia Cecchettin tragedia
Il ricordo della sorella di Giulia-Credit instagram bisc0ttoalcioccolato-Rationalinternational.it

 

Ecco, qui è il nodo di tutto. Il segno di una follia che non sfiori né sciogli in nessun modo. Ed è questo segno che dovrebbe darci la dimessa consapevolezza che non usciremo mai da queste cronache. Perché arginare la violenza nascosta è impossibile. Perché c’è un branco di lupi, ben nascosto nella macchia della normalità. Sembrano cibarsi di routine, della confortevole mappatura del quotidiano. Ma la loro mente segue altri percorsi e pensieri. Nella maggior parte dei casi la ferocia è destinata a rimanere latente e rimane come impigliata in sé stessa, per paura o semplice mancanza di opportunità.

Ma se c’è qualcosa che, dall’esterno, apre la gabbia del recinto che teneva in qualche modo confinato quel mondo ecco, non c’è logica che tiene. E ci accorgiamo che la realtà non è fatta più di parole e buone intenzioni, ma di gesti brutali come gettare un corpo, che si credeva amato, giù, insieme alla nostra logica e alle nostre richieste di tornare a casa. Ma quella logica, l’altra, quei pensieri nascosti nel bosco una casa non l’hanno mai avuta e non la cercano. Dobbiamo capirlo. Inutile parlare di prevenzione. Queste creature non vivono nel mondo, in questo mondo, e dei nostri tentativi di educarli non sanno cosa farne. Ogni tragedia simile a questa è lì a spiegarcelo. Giorni di cronache morbose e dopo l’oblio. Mentre i lupi, gli assassini silenziosi, si nutrono d’ombra e attendono lo scampanellio di agnelli al pascolo. Un nutrimento di possesso e follia che chiamano amore. Dobbiamo solo leggere i primi segnali e tenercene lontani. Non possiamo fare altro.

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