Le forze armate israeliane invadono Gaza, travolgendo il territorio con bombe e proiettili. Nel frattempo Judith è stata ritrovata.
La zona centrale di Gaza City è stata “bonificata dai terroristi”, nel frattempo l’esercito israeliano prosegue con l’assedio dell’ospedale Al-Shifa, nella convinzione che al suo interno sia stabilita una base terroristica di Hamas. Più di 600 feriti ed oltre 7.000 sfollati sono nascosti dentro le mura della struttura sanitaria, un luogo che dovrebbe rappresentare un rifugio sicuro, ma che invece riporta sui muri gli squarci dei proiettili e delle bombe.
I funzionari Onu da settimane studiano un piano di mediazione, che consenta alle organizzazioni umanitarie di inviare rifornimenti ed assistenza ai civili colpiti dalla guerra. Tuttavia, il rifiuto di Netanyahu di predisporre un cessate infuoco, impedisce ai volontari di raggiungere i territori colpiti. L’esercito ha chiesto alla popolazione di abbandonare le proprie case e fuggire verso nord, un obiettivo che si trasforma in una missione impossibile. Il rischio di essere colpiti dai cecchini e dalle armi esplosive impedisce qualsiasi tentativo di fuga.
Judith trovata morta
Judith Weiss viveva nel kibbutz di Beeri insieme al marito e ad alcuni dei suoi figli. Lavorava presso l’asilo del villaggio e si era specializzata in infermieristica. Gli scatti di famiglia, che la ritraggono insieme alla sua anima gemella, riportano tutti il suo immancabile sorriso e lo sguardo dolce di una donna abituata a dedicare gran parte del suo tempo ai bambini. Collaborava con la mensa della scuola, dopodiché rincasava per occuparsi della sua famiglia. Mai avrebbe potuto immaginare di vedere con i propri occhi il corpo di suo marito trucidato dai terroristi.
Il 7 ottobre scorso Judith si trovava nella sua residenza, costruita in prossimità del confine con la Striscia di Gaza. Il sole illuminava il giardino, ma un silenzio assordante invadeva l’intera zona del kibbutz. Una pace interrotta dagli spari dei mitra, che nelle case vicino seguivano le grida di dolore e di disperazione. I miliziani di Hamas hanno fatto irruzione nella sua villetta ed hanno ucciso il marito a sangue freddo, dopodiché – non contenti – hanno rapito Judith e condotta in ostaggio nei pressi della base militare situata all’interno dell’ospedale Al-Shifa. La struttura sanitaria, ora sotto assedio, è stata perlustrata dalle forze armate israeliane.
L’esercito ha ritrovato il corpo della 64enne, adagiato al suolo senza vita e ricoperto di polvere. Judith lottava da mesi contro il cancro al seno e sperava pertanto di essere rilasciata, in modo da dimenticare – per quanto possibile – le esperienze vissute e riprendere la terapia. Si è spenta inesorabilmente, proprio come suo marito ed altre 1.400 persone. La popolazione israeliana ora teme per gli ostaggi: 240 persone sono state rapite durante l’attentato terroristico ed essi rappresentano il reale punto debole del governo di Netanyahu. I familiari chiedono giustizia e soprattutto che la vita dei loro cari venga salvaguardata e protetta dallo Stato.