Elham Farah, palestinese di 84 anni, vittima di un proiettile israeliano. Una donna che ha vissuto la sua vita all’insegna della gioia.
Farah, nome mediorientale che significa letteralmente gioia – una parola divenuta un mantra per Elham. Una donna anziana sempre sorridente, con un bagaglio di vita di oltre 84 anni, che passeggiava per le vie di Gaza riservando una parola cordiale a chiunque incrociasse il suo cammino. Passava gran parte delle sue giornate in chiesa, dove – oltre a rispettare il suo credo – si dilettava nel canto e nella musica. Un’insegnante umile e modesta, divenuta parte integrante della comunità cristiana e palestinese. Un’esistenza dignitosa ed onorevole, distrutta in pochi istanti di terrore.
Domenica 12 novembre i parrocchiani non hanno potuto celebrare la messa. Le porte della chiesa della Sacra Famiglia sono state aperte per accogliere i civili che fuggivano dalle bombe. Un rumore assordante ha invaso la navata, dove centinaia di persone si sono riunite per scampare alla morte. La struttura ha retto all’impatto dei razzi e dei missili, ma prima di esporre i propri corpi al campo di battaglia, i fedeli hanno atteso che i cecchini israeliani completassero l’operazione militare. Tutti, tranne Elham, che invece ha voluto abbandonare la chiesa a tutti i costi per correre nel luogo dove, un tempo, risiedeva la sua dimora.
Elham Farah, uccisa da un proiettile
Desiderava con tutto il cuore tornare a casa, verificare con i suoi stessi occhi i danni procurati dalle bombe. Salvare il salvabile, proteggendo i suoi preziosi ricordi. Elham si trovava sul ciglio della strada quando un cecchino israeliano l’ha colpita alle gambe. I soldati hanno risposto alla sua sofferenza con estrema indifferenza. L’hanno lasciata accasciata al suolo, agonizzante e sopraffatta dalla paura.
I palestinesi che si nascondevano dentro le mura della chiesa hanno fatto i conti con la propria impotenza. Non potevano abbandonare il proprio rifugio, il rischio di essere colpiti dai mitra era troppo grande. Elham è morta lentamente e mentre il sole tramontava, così il suo cuore smetteva di battere. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver intravisto un carro armato israeliano passare sopra il suo corpo, quasi come fosse anch’esso parte delle macerie che la circondavano. Un’esistenza vissuta all’insegna della gioia e della spensieratezza, arricchita da una forma di amore e di altruismo incondizionati, la cui fine appare così triste e disumana.