La guerra costa ad Israele più del previsto, l’offensiva ha reso necessario un investimento sostanzioso in termini di denaro statale.
Israele spende 260 milioni di dollari al giorno, una cifra che supera di gran lunga le previsioni esposte nel mese di ottobre. L’economia si è raffreddata, per cui lo Stato fatica a recuperare il denaro investito sul campo di battaglia.
Il benessere conquistato da Israele, prima dell’inizio del conflitto, si sta trasformando in un lontano e dolce ricordo. E mentre Netanyahu annaspa nell’acqua, nella disperata ricerca di shekel da inviare ai comandi militari, i suoi più fedeli sostenitori si rifiutano di rinunciare ai propri privilegi in nome della nazione.
Dibattito sul “fondo di coalizione”
Nel mese di maggio 2023 il governo ha approvato il cosiddetto “fondo di coalizione”, ovverosia una consistente somma di denaro destinata alle esigenze di coloro che sostengono l’operato di Benjamin Netanyahu. Si tratta infatti di una coalizione composta da cinque partiti di estrema destra, i cui membri sono per lo più esponenti ebrei ultraortodossi e coloni israeliani – cittadini che costruiscono insediamenti presso territori riconosciuti dalla comunità internazionali di dominio palestinese. Un gruppo, dunque, le cui ideologie ci consentono di comprendere perfettamente il principio secondo cui il leader aspiri al “controllo della sicurezza di Gaza”.
Gli stessi che credono nell’invasione di Gaza, manifestano un atteggiamento d’opposizione di fronte alla possibilità di sfruttare il “fondo di coalizione” per le spese militari. Il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich si sarebbe detto contrario in merito alla proposta di Netanyahu, nonostante questo consenta all’esercito di usufruire di un’unità maggiore di armi, mezzi corazzati ed ovviamente soldati. Parliamo di una cifra che raggiunge oltre 14 miliardi di shekel (3 miliardi e mezzo di euro) e che privilegia inevitabilmente tutti coloro che ne risultano beneficiari.
I cittadini israeliani, che nel mese di maggio avevano espresso la propria indignazione in merito ad un così evidente favoritismo, ora pretendono che quei fondi contribuiscano alla salvaguardia nazione. Smotrich ha raggiunto un accordo con Netanyahu, consentendo al leader di utilizzarne 1,6 miliardi. Egli infatti ha spiegato che “purtroppo” i 12 miliardi restanti sarebbero già stati allocati sull’anno 2024.
L’obiettivo del ministro risiede in un ulteriore aumento di stipendio per gli insegnanti ebrei ultraortodossi, oltre che in un investimento in termini di sicurezza nelle zone occupate dai coloni israeliani. Una posizione, questa, che ha gettato ombra sulla natura della coalizione. Classismo, favoritismi e privilegi – questo è quanto emerge dalle manovre adottate dai membri del governo di Benjamin Netanyahu.