L’esercito israeliano ha circondato l’ospedale Al-Shifa, nel frattempo Hamas propone un’offerta al governo di Netanyahu.
Il governo israeliano avevano garantito, pochi giorni fa, la salvaguardia dei rifugiati e dei civili ricoverati all’interno dell’ospedale Al-Shifa. Le autorità hanno spiegato di fatto che i bombardamenti erano concentrarti in una zona nelle immediate vicinanze e che la struttura non avrebbe subìto alcun tipo di ripercussione. L’esercito ha poi indicato un corridoio umanitario ad est, accessibile per un’eventuale e necessaria evacuazione. Parole al vento: il direttore ha infatti denunciato la brutalità dell’esercito, mentre l’OMS sottolinea “l’ospedale è come un cimitero”.
La struttura contiene 650 malati, 500 medici con le loro famiglie ed oltre 1.500 rifugiati. In poche ore hanno perso la vita 179 persone, i cui corpi sono stati ammassati in una fossa comune. Il personale sanitario, impegnato nell’estenuante ricerca di terapie ed assistenza alternative, è impossibilitato a spostarsi facilmente all’interno dell’ospedale per paura di essere colpiti dai proiettili. L’esercito israeliano ha aperto il fuoco senza sosta, privato di qualsiasi metro di selezione che consentirebbe loro di concentrare la propria brutalità sui terroristi, non certo sui pazienti. Netanyahu al contempo nega la pausa umanitaria, nonostante le pressioni esercitate dalla comunità internazionale.
La controffensiva di Hamas
I terroristi di Hamas hanno ancora una carta da giocare: molti ostaggi si trovano tutt’oggi nelle loro mani e, benché questo non sembra interessi particolarmente al leader israeliano, potrebbe di fatto compromettere la sua autorità sulla popolazione. Lo Stato rivuole i cari che, dal 7 ottobre 2023, sono trattenuti a Gaza contro la loro volontà. Per questa ragione, i miliziani hanno esposto un’offerta al Capo di Stato nemico: il rilascio di ben 70 ostaggi, in cambio di cinque giorni di tregua. Una pausa umanitaria, in favore della vita di quasi un centinaio di israeliani.
Il Gabinetto di Guerra si è riunito in serata, in modo da studiare una strategia che consenta il rilascio senza rinunciare al territorio occupato. Nel frattempo il conflitto imperversa anche in Cisgiordania, dove cinque persone hanno perso la vita in seguito all’attacco di un drone israeliano inviato presso la città di Tulkarem. Non contento, l’esercito ha attaccato un campo profughi collocato a nord di Gaza, a Jabalia. Trenta persone sono morte e 12 case sono state colpite dagli aerei nemici. Il portavoce per il consiglio di sicurezza nazionale americana John Kirby ribadisce: “Le azioni di Hamas non diminuiscono la responsabilità di Israele nella protezione dei civili” – parole, queste, che non hanno minimamente scalfito Benjamin Netanyahu.