Una cifra quasi irrisoria per centinaia di donne stuprate ripetutamente. E farlo sono stati alcuni dipendenti dell’Oms
Straziante l’episodio avvenuto nella Repubblica Democratica del Congo e riportata nelle scorse ore da tutti i quotidiani internazionali.
Circa un centinaio di donne congolese hanno subito una violenza sessuale da parte di alcuni dipendenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. A rivelarlo è stata l’Associated Press, dopo aver analizzato i rapporti dell’Oms che parlavano della vicenda. Ma a colpire è un anche un altro dato: le vittime avrebbero ricevuto solo un rimborso di 250 dollari.
Dipendenti Oms stuprano donne in Congo
I fatti sono avvenuti tra il 2018 e il 2020, periodo in cui l’epidemia di Ebola stava letteralmente mettendo in ginocchio il Congo. Durante questo periodo, come riporta l’Associated Press, alcuni dipendenti dell’Oms avrebbero violentato sessualmente centinaia di donne locali. L’agenzia di stampa ha rivelato quelle che sono le informazioni contenenti nel rapporto redatto da Gaya Gamhewage, direttrice Oms per la prevenzione allo sfruttamento, abuso e molestie sessuali. Sullo scandalo, infatti, aveva già indagato la stessa organizzazione molti mesi prima.
Una commissione d’inchiesta aveva indagato sull’accaduto già nel settembre del 2021, concludendo che, nel periodo tra il 2018 e il 2020, decine di dipendenti Oms avrebbero compiuto abusi sessuali. I dipendenti dell’organizzazione si trovavano nella Repubblica Democratica del Congo per combattere l’epidemia di Ebola che stava letteralmente dilaniando il Paese. Oltre all’incredulità per una simile barbarie – perpetrata da persone che avrebbero dovuto proteggere i locali – a raggelare il sangue è un ulteriore elemento della vicenda. Nel rapporto, infatti, si legge che le 104 vittime di abusi sessuali acclarate sono state “risarcite” dalla stessa organizzazione con il pagamento di soli 250 dollari. L’importo, precisa l’Associated Press, sarebbe sufficiente a coprire solo quattro mesi di spese relative alla vita quotidiana del posto. Inoltre, molte delle vittime non sarebbero state nemmeno identificate e, dunque, non avrebbero avuto alcun risarcimento.
Al momento risultano indagati persone di diverse nazionalità. Nel rapporto vengono riportati nomi di persone di origini belga, Burkina Faso, Guinea-Conkry, Canada, Costa d’Avorio e Francia. Nella maggior parte dei casi si tratta di dipendenti dell’Oms che affiancavano i medici locali. Tuttavia, nello scandalo sono stati coinvolti anche altri organismi, come l’Unicef, l’Oim, Medici senza frontiere, World Vision, Alima e altre organizzazioni che si occupano di adozioni. La codirettrice della campagna Code Blue . Paula Donova, ha definito come “perversi” i risarcimenti alle vittime, mentre Matshidiso Moeti, direttore per l’Africa dell’Oms ha parlato di quanto sia “straziante pensare che alcuni operatori possano aver abusato sessualmente delle donne”.