La scorsa settimana quasi l’intera Islanda si è allarmata e in molti sono evacuati: scopriamo perché e qual è il contesto geologico
L’Islanda affronta una crisi geologica senza precedenti, con uno stato di emergenza dichiarato il 11 novembre 2023 a causa di oltre 2000 scosse sismiche in 48 ore.
Grindavík è stata evacuata in previsione di un’imminente eruzione vulcanica alimentata da una massiccia risalita di magma, causando oltre 1000 scosse nell’area.
Questa situazione critica è il risultato della posizione unica dell’Islanda lungo la dorsale medio-atlantica, con la separazione delle placche Eurasiatica e Nordamericana, portando il paese a fronteggiare una possibile catastrofe naturale.
Il 11 novembre 2023, le autorità islandesi hanno dichiarato uno stato di emergenza a seguito di numerose scosse telluriche, circa 2000 in 48 ore, con magnitudo 5.2, che hanno causato danni gravi a strade e altre strutture.
Secondo i dati ufficiali, si osserva un significativo aumento della risalita di magma nei pressi di Grindavík, un piccolo insediamento con circa 3000 abitanti nella penisola sud-occidentale di Reykjanes, a circa 40 km dalla capitale Reykjavík, nelle vicinanze del vulcano Fagradalsfjall, attivo dal 2021.
Il centro abitato è stato evacuato in previsione di un’imminente eruzione, che potrebbe essere una delle più devastanti degli ultimi decenni. Ma da un punto di vista geologico, cosa sta succedendo nella zona?
L’Islanda si trova lungo la dorsale medio-atlantica, dove le placche Eurasiatica e Nordamericana si separano. Invece delle tipiche fratture sottomarine, in Islanda si trovano strutture subaeree. Questa particolarità è dovuta alla presenza di un punto caldo sotto l’Islanda, una risalita aggiuntiva di magma dal mantello che ha permesso all’isola di emergere.
L’attività vulcanica è diffusa sull’isola e si insidia nella dorsale e nei principali vulcani (triangoli rossi). Nella situazione attuale, ci troviamo vicino all’ultimo triangolo rosso e alla capitale Reykjavik.
A breve distanza da Grindavík, secondo i dati ufficiali, c’è una considerevole quantità di magma che sta risalendo verso la superficie. Come descritto dal vulcanologo islandese Thorvaldur Thordason alla BBC, possiamo immaginarlo come un “fiume” di magma che si muove sotto la penisola per circa 15 km.
Questo magma avrebbe percorso in pochi giorni una distanza da 1500 metri di profondità a soli 800 metri, e attualmente non sappiamo con certezza se e dove erutterà, anche se sembra probabile che ciò avverrà proprio vicino a Grindavík.
La risalita del magma è anche responsabile dell’intensa attività sismica che ha colpito l’intera area negli ultimi giorni: più di 1000 scosse in meno di 48 ore, con magnitudo media attorno al 3.0 e profondità di 3-5 km. La magnitudo più elevata ha raggiunto 5.2.
Non possiamo esserne certi, ma il servizio meteorologico nazionale parla di una “probabilità significativa di un’eruzione vulcanica nei prossimi giorni”. Anche le parole di Víðir Reynisson, responsabile della Protezione Civile islandese, confermano questi timori:
“È evidente che stiamo affrontando eventi senza precedenti per gli islandesi, almeno fino all’eruzione nelle isole Westman. Abbiamo affrontato quella situazione insieme, affronteremo anche questa insieme, e non ci scoraggeremo“.
Non è esclusa la possibilità di un’eruzione sottomarina, che sarebbe un’attività esplosiva. Per questo motivo, le autorità si stanno preparando ad affrontare anche questa eventualità.
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