Gaza, ferite nella psiche dei bambini

Il rumore delle bombe, la distruzione e il pericolo di morte imminente: i bambini palestinesi dovranno fare i conti con i propri traumi.

Gli occhi sgranati, il terrore nel suo sguardo. Un piccolo uomo coperto di polvere, inchiodato al muro. La sua famiglia ha appena perso la vita nell’attacco all’ospedale Battista di Gaza. Un’infermiera di avvicina per tranquillizzarlo, tra le sue braccia il bambino trova rifugio e si lascia andare ad un pianto disperato. Laddove dovesse sopravvivere alla guerra, vivrà quotidianamente nelle ombre e nel terrore. Salterà in piedi in risposta al suono delle sirene e non riuscirà più varcare le soglie di nessuna struttura sanitaria, nel ricordo delle braccia amputate senza anestesia e travolto dalla grida di coloro che hanno incontrato la morte proprio di fronte a lui.

I bambini dovranno fare i conti con i traumi
I bambini palestinesi dovranno fare i conti con il trauma della guerra – foto: ansa – rationalinternational.net

La guerra e la violenza: le stesse che causano attacchi di panico e insonnia nei soldati, uomini adulti che – in fin di vita – urlano il nome della madre o del padre perduti. E’ inimmaginabile dunque pensare alla lacerazione emotiva che tutto questo può produrre nell’essenza di un bambino. Un piccolo uomo che dovrebbe giocare a pallone nel prato e che invece si trova a correre tra un palazzo diroccato e l’altro, nella disperata ricerca di un rifugio sicuro che, di fatto, non esiste. Le prime vittime del conflitto israelopalestinese sono i bambini. Più di 4.000 hanno perso la vita a Gaza, 1.270 risultano dispersi.

I bambini e il trauma della guerra

Il Ministero della Sanità di Gaza ha spiegato che oltre quattrocento famiglie hanno perso da due a cinque membri, mentre 192 da dieci a più membri. Migliaia di bambini si trovano isolati, talmente tanti che Medici senza frontiere ha coniato un termine per definirli: WCNSF (Wounded Child No Surviving Family) – ossia Bambini feriti senza famigliari sopravvissuti. Il loro il trauma viene alimentato quotidianamente dal rumore assordante delle bombe, dall’inquietudine causata dai mezzi corazzati e dai soldati armati di mitra che invadono le strade.

I bambini e la paura della guerra
L’esercito si sposta con i mitra in mano, mentre i bambini vivono nel terrore – foto: ansa – rationalinternational.net

 

Gli effetti collaterali di un tale stato di angoscia si riflettono inevitabilmente sul loro comportamento. Oltre all’insonnia, agli incubi e agli attacchi di panico, molti di loro rispondono alla paura con il mutismo reattivo. Esseri umani che si rifiutano di parlare, di far sentire la propria voce. Una chiara manifestazione di isolamento da una realtà troppo dura da affrontare. E’ necessario un cessato il fuoco prolungato, che consenta ai più piccoli di abbandonare il campo di battaglia per migrare in un luogo sicuro. Lontano dalla guerra e soprattutto lontano dalla morte.

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