Iran, Libano e Hamas: Israele al buio

Netanyahu è riuscito nell’impossibile. Unire Paesi arabi nella condanna ad Israele, che rischia di poter contare solo su sé stessa.

Quattro settimane, non di più, per abbattere il tempio della diplomazia con cui Israele tentava di liberarsi dell’assedio del mondo arabo. Tanto è bastato a Benjamin Netanyahu per scompaginare le carte degli accordi di Abramo con gli Emirati Arabi ed il Bahrein da lui stesso siglati. Un colpo da maestro, era sembrato, al punto che le successive iniziative di Bibì fanno pensare che non fossero farina del suo sacco, o che il premier israeliano li intendeva come carta da giocare contro la Palestina e non come straordinario mezzo di difesa in un mondo dove Israele continua ad essere percepito come corpo estraneo.

Gaza, un bimbo ucciso ogni 10 minuti
In un cielo coperto dal fumo brilla la luce sinistra di un missile – rationainternational.net Ansafoto

 

Un corpo molti vorrebbero morto, gettato in una cisterna e coperto con la terra del deserto. Ma nonostante la precarietà e i fraintendimenti, gli scopi occulti e le incognite, quegli accordi sembravano un fragile ponte per arrivare ad un’altura piana e tranquilla, quella della pace o almeno ad una tregua così duratura da assomigliare alla luminosa anticamera della quiete, per una generazione o due. Sarebbe stato già molto. E a portata di mano c’era l’accordo con l’Arabia Saudita, dopo decenni di gelo.

Ma sarebbe stato un errore credere che nel sacco di Netanyahu ci fosse farina. Dopo quattro settimane di conflitto 55 Stati islamici hanno firmato un documento congiunto, proprio a Riad, in Arabia Saudita, dove non c’è alcuna condanna per l’eccidio di Hamas del 7 Ottobre. Ed è un’omissione immane e spaventosa, questa, che dovrebbe far gelare il sangue a chi ha la testa troppo calda, a Gerusalemme. Se Bibì avesse sangue freddo prima e attitudine ai ragionamenti conseguenziali un documento congiunto dai Paesi arabi avrebbe potuto ottenerlo, e di solidarietà per le vittime israeliane se a quello scempio non avesse fatto seguire il proprio, con l’esito di ribaltare la prospettiva tra aggressore e vittima e crearsi il vuoto.

Così rischia di perdere tutto

Gli Stati Uniti sembrano davvero i soli veri alleati ora anche se per la prima volta sembra si stiano chiedendo se il rischio vale davvero la posta in gioco. Riad segna un passaggio interlocutorio, nella crisi solo perché la rottura è già in atto ed il tempo non farà altro che rivelarci quanto è profonda la crepa. Nel documento conclusivo Israele viene additata dai 55 Paesi musulmani. Israele, dicono, è responsabile dell’aggressione a Gaza incurante nel commettere crimini di guerra e di un eccidio non diverso da quello subito il 7 Ottobre, ma spaventosamente sproporzionato nei metodi e negli obiettivi.

Bombardamenti nel cuore della notte
Continuano i bombardamenti nel pieno della notte-Credit ANSA-Rationalinternational.net

 

Una reazione disumana, illegittima, compiuta distruggendo ospedali, privando la popolazione di cibo, acqua, medicinali ed elettricità. Insieme i 55 Paesi chiedono l’apertura di un’indagine per crimini di guerra alla Corte Penale Internazionale perché c’è una doppiezza nell’applicazione della legge internazionale. E questo avviene per proteggere Israele.

Il problema per Netanyahu è che il documento potrebbe essere stato scritto in Europa come in Australia o negli Stati Uniti. Non c’è traccia di retorica antisemita, nelle parole conclusive, solo una razionale presa d’atto del momento. Ed è questo che dovrebbe preoccupare Bibì, perché tutto evolve e si disfa velocemente, perfino gli accordi con cui egli pensava di aver messo spalle al muro quell’ingombro chiamato Palestina e di poter dichiarare scacco matto. Il pazzo vero al momento sembra lui. E contrariamente al Giuseppe della Bibbia questo Benjamin è destinato a rimanere nella cisterna dopo aver deciso, da solo, di scendere nel buio. Perché se le parole dei Paesi arabi diventano tutt’uno con le proteste portate da fiumi di persone nelle strade dell’Occidente, prima o tardi arriverà per lui la resa dei conti. E Bibì, nella foga della sua vendetta, sembra incapace di fare qualcosa di sensato per evitarla.

 

 

 

 

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