I bambini di Gaza sono solo carne da cannone, come se fossero soldati al fronte in una guerra di trincea contro un esercito molto superiore.
Gaza era in emergenza umanitaria da ben prima dell’inizio dei bombardamenti israeliani, successivi al massacro del 7 ottobre da parte dei miliziani di Hamas. Tant’è vero che si era reso necessario l’ingresso nella Striscia di 500 camion di aiuti ogni giorno, oggi quasi tutti impossibiliti a entrare. Erano rifornimenti essenziali, dal momento che le possibilità di lavoro sono molto limitate e la disoccupazione è elevata. Gaza è in miseria: il Pil pro capite annuo era 1.300 dollari nel 2018, quando in Cisgiordania era di 3mila dollari.
In particolare dopo l’operazione Piombo Fuso, tra 2008 e 2009, l’emergenza umanitaria non è mai finita. Nelle ultime settimane la Striscia, da campo di concentramento a cielo aperto, ben noto a tutti, si è trasformata in un inferno, anzi in una catastrofe degli innocenti. Sotto le bombe, infatti, sono morte più di 10mila persone, secondo i dati di Hamas, gli unici disponibili, dato che l’accesso nella Striscia è negato da anni, come l’uscita.
Catastrofe con spettatore agiato e benpensante
Gli Stati occidentali, così orgogliosi della loro democrazia e della loro ricchezza, hanno lasciato fare, fornendo solo aiuti umanitari in misura indispensabile alla sopravvivenza. E tutt’ora osservano, discutendo sui massmedia se Israele forse stia esagerando, sottolineando però il pieno diritto di Tel Aviv a difendersi. Nelle piazze europee i manifestanti dimostrano la loro indignazione per lo sterminio dei palestinesi, senza che i governi muovano un dito per la pace.
E i commentatori occidentali giustificano l’immobilità dei governi, già molto preoccupati per l’ingresso di 100 o 200mila migranti africani all’anno. L’audizione del direttore generale dell’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha rappresentato al consiglio di sicurezza dell’Onu il disastro in corso tra i palestinesi. A Gaza infatti servivano 500 camion al giorno, per avere i rifornimenti essenziali. Dal 21 ottobre, però, invece dei 10mila previsti, sono entrati solo 650 camion.
Bombardamenti sugli ospedali e sulle ambulanze
Il disastro è tale che dei 36 ospedali della Striscia di Gaza, 20 non possono più curare nessuno, colpiti dalle bombe o privi di forniture mediche. Israele ha una risposta per tutti: nelle ambulanze e negli ospedali, o nei tunnel sotterranei, ci sono gli uomini di Hamas, nascosti dietro gli “scudi umani”. E così le strutture sanitarie ancora attive mancano di disinfettanti, anestetici o elettricità. Gli ospedali aperti e operativi, come ha dichiarato la portavoce dell’Oms Margaret Harris, hanno il doppio dei pazienti che potrebbero ospitare: la metà rimane senza posto letto.
I rappresentanti delle Ong ancora presenti a Gaza hanno dichiarato in un incontro con la stampa che negli ospedali mancano acqua e medicine, e gli anestetici sono finiti. Le operazioni chirurgiche si fanno addirittura sui pavimenti, perché gli ospedali sono troppo affollati. Si amputa, non potendo curare. C’è il serio pericolo che scoppi un’epidemia. Le condizioni igieniche sono al limite. Alcuni dei cooperanti usciti dal valico di Rafah hanno parlato, in una conferenza alla Camera dei deputati, di campi profughi con 35mila persone con quattro bagni in tutto. Si beve acqua del mare filtrata per non morire di sete.
Bambini che non hanno nemmeno il diritto di vivere
La maggior parte della popolazione di Gaza non ha potuto scegliere altro che Hamas, vista la condizione di inaffidabilità e corruzione in cui si trova l’Anp. Ma chi ancor meno, anzi per niente del tutto può essere accusato di complicità con Hamas sono i bambini. Su oltre 10mila morti, le salme dei bambini sono più di 4mila: ne muore uno ogni dieci minuti o ancor meno, più che in ogni altra guerra, come affermato dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che Israele ha accusato di antisemitismo.