I manifestanti si riuniscono di fronte all’ingresso dell’abitazione del primo ministro: Netanyahu attaccato dai suoi stessi concittadini.
“C’è un tempo per la pace, ora è tempo di guerra” – un conflitto che non ha più motivo di esistere, combattuto dall’esercito israeliano contro il volere degli israeliani stessi. I cittadini hanno espresso un’unica richiesta al loro leader politico: il rilascio degli ostaggi e la salvaguardia della loro vita. Netanyahu ha dunque cavalcato l’onda della disperazione, per raggiungere un porto ben più allettante: l’occupazione di Gaza. Non esiste un’interpretazione velata in merito alle sue dichiarazioni sulla Striscia, “la responsabilità della sicurezza” manifesta un intento ed un desiderio palese.
Si tratta tuttavia di un obiettivo lontano dai suoi stessi concittadini. Gli israeliani infatti concordano sulla pericolosità di Hamas, tuttavia mai avrebbero potuto prevedere un epilogo così catastrofico per la popolazione palestinese. In meno di un mese, i nodi sono venuti al pettine ed ora i civili si ritrovano a manifestare in favore di un territorio per cui un tempo nutrivano paura e rancore. Il conflitto non può più essere considerato israelopalestinese. Si tratta di una lotta che sta consumando il paese dall’interno. Hamas, la Palestina, così come molti israeliani percepiscono Netanyahu come l’unico motore della tragedia. Come ha sottolineato il direttore di Limes, Lucio Caracciolo: “La guerra finirà quanto lo deciderà Israele”.
I manifestanti contro Netanyahu
Netanyahu non si cura degli appelli disperati delle famiglie che, da oltre un mese, attendono il rilascio dei loro cari. E così, di fronte all’indifferenza del primo ministro, decine di manifestanti si sono riuniti di fronte alla residenza del miliardario Simon Falic a Gerusalemme, villa dove dimora lo stesso Benjamin Netanyahu. Le autorità hanno così affrontato l’ira degli oppositori, i quali hanno tentato di superare la barriera di sicurezza, difesa dalle forze dell’ordine, per fare irruzione.
Tra i responsabili, diversi parenti delle vittime di Hamas, ma anche amici e conoscenti di coloro che tutt’oggi si trovano nei tunnel di Gaza, sotto sorveglianza dei terroristi. Nel frattempo l’Occidente si infuoca. In tutto il mondo, le principali città europee e statunitensi hanno assistito all’avanzata dei manifestanti pro-Palestina. A Washington migliaia di cittadini si sono riuniti a Freedom Plaza, vicino alla Casa Bianca. Gli slogan “Palestina libera” e “Cessate il fuoco”, urlati a chiare lettere dai presenti, hanno riecheggiato per le strade della città. Gaza non è più percepita come un covo di assassini e criminali, bensì vittima di un piano ben più complesso di quanto potesse sembrare in origine.