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Lombardia, mancano infermieri? Bertolaso: “Li prendiamo da Africa e Sud America”. Insorge la categoria

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Federica Giovannetti

L’assessore al Welfare ha annunciato un piano per reclutare all’estero personale da formare e impiegare in Italia: “Bisogna andare in giro per il mondo a trovare persone qualificate che vogliono fare questo lavoro”. Ordine e sindacati sono sulle barricate. Negli ospedali della regione mancano all’appello oltre 10mila operatori sanitari

 

Il giorno dopo la proposta dell’assessore al Welfare della Regione Lombardia Guido Bertolaso di “importare” infermieri dall’estero per supplire alla mancanza di personale, tutta la categoria – dall’Ordine ai sindacati – è insorta in blocco. L’ex capo della Protezione civile due giorni fa aveva annunciato l’intenzione della Giunta di centro destra guidata da Attilio Fontana di siglare accordi internazionali per reclutare e formare personale personale sanitario proveniente da Africa e sud America.

Come ha spiegato Bertolaso, si parla di “qualche migliaio” di persone, che andrebbero ad aggiungersi agli oltre mille infermieri in possesso di titolo di studio e iscrizione all’albo all’estero già riconosciuti nel 2023 dalla Regione e dunque autorizzati all’esercizio temporaneo della professione infermieristica sul territorio nazionale.

I dettagli verranno chiariti nel piano sociosanitario che sarà pronto a breve, ha detto l’assessore, precisando che la decisione “ovviamente nasce dalla constatazione” che le professioni sanitarie “non sono più suggestive come poteva essere un tempo, e le ragioni sono tante, non solo quelle economiche”. Lo dimostra anche il costante calo di iscrizioni ai corsi di laurea di Scienze infermieristiche, quest’anno in contrazione dell’8,6% negli atenei lombardi.

Il problema dei “concorsi che vanno deserti”, ha detto, non si risolve solo aumentando lo stipendio. Bisogna “andare in giro per il mondo a trovare persone qualificate che vogliono fare questo lavoro”. E per cominciare “è abbastanza logico andare a vedere prima nell’area mediterranea e in quei Paesi dove sappiamo che c’è molta manodopera potenziale e dove la lingua può anche essere un problema superabile” perché “è evidente che formare un infermiere cinese e poi insegnargli l’italiano è un po’ più difficile che formare un infermiere in Argentina”. All’inizio il personale verrà reclutato soprattutto nelle “strutture pubbliche” e poi “se ci sarà spazio anche in strutture private”.

Foto | Pexels /Andrea Piacquadio – Rationalinternational.it

L’opposizione di Ordine e sindacati

La categoria boccia senza appello la proposta targata Bertolaso. Dall’Ordine ai sindacati è un coro unanime di no. La proposta “richiede il coinvolgimento attivo degli Ordini professionali”, ha messo subito in chiaro il Coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche della Lombardia. E poi “ci si chiede quanto sia etico fare una campagna di reclutamento di questo tipo, in Paesi in cui il sistema sanitario versa in condizioni critiche”, si legge in una nota. “Quella di ricorrere a personale straniero è una soluzione tampone, non ottimale”, ha commentato d’altra parte la presidente della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche,  Barbara Mangiacavalli.

Abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa e un rapporto tra numero di infermieri e pazienti che è di uno a 12, contro l’uno a sei che dovrebbe essere: bisognerebbe lavorare su questo”, ha rincarato la dose Monica Trombetta, segretaria regionale del sindacato Nursing Up. Il numero uno della Uil Lombardia Salvatore Monteduro d’altra parte ha sottolineato il problema di trattenere chi già lavora nel Sistema sanitario lombardo. “Negli ultimi anni, il numero di dimissionari è più che triplicato, un segnale evidente dello stato di malessere che questi operatori stanno vivendo”.

In Lombardia mancano all’appello 10mila infermieri

In Lombardia gli infermieri sono circa 66mila e, secondo le stime dei sindacati, ne mancano all’appello 10mila. Un numero peraltro destinato a salire a 12mila quando le Case di comunità, presìdi territoriali previsti dal Pnnr, saranno pienamente operative. E in futuro la situazione non potrà che peggiorare. “Sono 3mila gli infermieri che andranno in pensione in regione nei prossimi cinque anni, a fronte di non più di 2mila ingressi da neolaureati”, ha spiegato il vicecoordinatore regionale dell’Ordine Aurelio Filippini.

Senza contare le fughe nel privato, complici le condizioni di lavoro spesso insostenibili. “Gli infermieri che lavorano in Lombardia soffrono un contesto si stress lavorativo molto elevato a causa di una grave carenza di personale che, come avviene per il comparto medico, porta alla fuga di tanti infermieri verso il settore privato”, ha spiegato la presidente della commissione Sanità della Regione Lombardia Patrizia Baffi.

Fuga nel privato ma anche all’estero. In linea con il resto del Paese, gli stipendi in media non raggiungono i 1.500 euro al mese, ovvero un terzo di quanto guadagna un collega nella vicina Svizzera. Non a caso sono oltre 4mila gli infermieri lombardi transfrontalieri.

Foto ANSA – Rationalinternational.it

La carenza di infermieri in Italia: sotto la media Ocse

La mancanza di personale del resto è un problema che riguarda tutte le Regioni italiane e rientra nel più ampio quadro di un Sistema sanitario nazionale da molti anni in affanno, complici i tagli ai fondi e la fuga di medici e infermieri verso il settore privato o all’estero.

Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe, il numero di infermieri in Italia, appena 6,2 operatori per mille abitanti, è di gran lunga inferiore alla media dei Paesi Ocse (9,9). Cifre peraltro sottostimate considerato che gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi al 2021 e dunque non tengono conto dei pensionamenti e dei licenziamenti volontari registrati tra 2022 e 2023.

Nel complesso il sistema si regge su circa 298.600 infermieri, inclusi quasi 265mila dipendenti del Ssn. La variazione a livello regionale è notevole oscilla dai 3,59 ogni mille abitanti della Campania ai 6,72 del Friuli Venezia Giulia, con un divario di oltre l’87%. In Lombardia il rapporto è di 4,68.

Anche se si prende in considerazione il rapporto tra medici e infermieri, l’Italia si trova sotto la media delle economie avanzate (1,5 contro 2,7). In Europa si colloca davanti solo alla Spagna (1,4) e alla Lettonia (1,2).

Per quanto riguarda i medici, poco meno di 125mila, l’Italia si colloca sopra la media Ocse (4,1 contro 3,7 medici per mille abitanti), ma con un divario rilevante tra i medici attivi e quelli in quota al Servizio sanitario nazionale.

A livello nazionale, secondo l’ultimo rapporto del Crea (Centro per la ricerca economica applicata in sanità) dell’Università Tor Vergata di Roma, per allinearsi alla media europea, l’Italia dovrebbe reclutare più di 250mila infermieri, oltre a 30mila medici, per una spesa che supera i 30 miliardi di euro.

Federica Giovannetti

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