Mentre Israele osserva un minuto di silenzio per le vittime dell’attentato dello scorso 7 settembre, a Gaza impervia la tempesta contro Hamas.
Israele osserva un minuto di silenzio per le 1400 vittime dell’attentato dello scorso 7 ottobre, nel frattempo l’esercito israeliano circonda Gaza City. Si consuma così l’invasione, a meno di un mese dall’inizio del conflitto: “A volte si verificano anche perdite molto dolorose” – ha spiegato Netanyahu – “ma nel complesso il successo è straordinario”. Le forze armate hanno circondato un bunker ove si pensa sia nascosto il leader di Hamas, Yahya Sinwar, ed hanno inoltre conquistato una roccaforte islamista situata a nord della Striscia. Qui, sono state trovate quattromila armi e razzi in siti civili. Il ministro della difesa israeliano Gallant ha definito la sede terroristica “la più grande base del terrore costruita dall’umanità”.
Hamas ha risposto all’attacco israeliano con il lancio di una massiccia quantità di razzi missilistici verso Tel Aviv. Le truppe si preparano al confronto a cielo aperto, dato che il campo di battaglia ora si estende fino a Rafah. Il premier israeliano ha invitato nuovamente i civili ad evacuare le zone di interesse, senza considerare l’evidente impossibilità di uomini, donne e bambini di spostarsi in un territorio dove le fiamme divampano ogni dove. Nel frattempo Netanyahu assicura: “Israele avrà la responsabilità della sicurezza di Gaza” – per poi concludere – “Hamas come organizzazione militare ed organo di governo cesserà di esistere”.
Gaza in fiamme
Di fronte ad un’offensiva così potente, Hamas ha risposto alla furia dell’esercito israeliano con un ricatto. I miliziani avrebbero rilasciato gli ostaggi, in cambio di una pausa umanitaria ed un rinvio temporaneo dei combattimenti. Netanyahu ha rifiutato le condizioni esposte dai terroristi: “Non ci sarà nessun cessare il fuoco generale senza il rilascio dei rapiti”. Gli aiuti e i mezzi di assistenza inviati a Gaza nelle ultime settimane risultano assolutamente minimali, considerando i danni provocati all’intera popolazione palestinese. Ed ora la minaccia del premier israeliano si estende al Libano.
Le autorità libanesi hanno individuato dei caccia israeliani volare sul cielo di Beirut, nel frattempo i bombardamenti si estendono nel territorio guidato da Hezbollah. “Se scende in guerra” – garantisce il Netanyahu – “fa l’errore della sua vita”. E in questo clima di terrore, la Thailandia attende il rilascio di 24 ostaggi scoperti vivi poche ore fa, grazie all’intervento del governo di Bangkok e dei funzionari riuniti in Qatar ed Egitto.