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Cani e gatti in ufficio? Arriva il “Pet Hub” e le spese le paga la Regione

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Federico Liberi

Stanziato 1 milione di euro, possono far domanda dal 20 novembre aziende e studi professionali. Ecco cos’è il Pet Hub

Grandissima novità per i lavoratori del Piemonte: nel contesto lavorativo, saranno disponibili baby room e pet hub, offrendo un luogo dedicato alla custodia non solo dei bambini in caso di imprevisti come morbillo o influenza, ma anche per cani e gatti. Questa iniziativa mira a sostenere dipendenti e collaboratori in situazioni di emergenza, fornendo spazi sicuri e confortevoli per la cura dei bambini (figli e nipoti) e dei loro amici a quattro zampe. Ecco come funzionerà e perché potrebbe avere effetti positivi sul personale.

Pet Hub, ecco in che modo questa iniziativa può influire positivamente sulle persone con il meccanismo della pet therapy

Non ci troviamo nelle regioni settentrionali europee, ma in Piemonte, dove la Regione ha lanciato un’iniziativa che offre alle aziende finanziamenti, con uno stanziamento totale di 1 milione di euro, per implementare spazi dedicati all’interno dei luoghi di lavoro.

Le baby room, appositamente attrezzate nelle aziende, offriranno un ambiente adatto per l’allattamento, il cambio del pannolino, il riposo e il gioco dei bambini, con la possibilità di personalizzazione in base all’età dei piccoli ospiti. La vera novità sono i pet hub, che forniscono servizi di custodia degli animali domestici durante l’orario lavorativo dei dipendenti.

Queste iniziative non sono soltanto un beneficio per i lavoratori, ma rappresentano un investimento nell’ambiente di lavoro, contribuendo a migliorare la produttività, la soddisfazione dei dipendenti e l’equilibrio tra vita professionale e personale. Inoltre, possono essere un elemento di attrazione per nuovi talenti e distinguere le aziende che adottano tali servizi.

Immagine | Pixabay @EvaBlanco – RationalInternational.it

La Regione Piemonte mette a disposizione contributi attraverso un apposito bando, sostenendo la fase iniziale di progettazione e l’effettiva attivazione dei servizi di baby room e pet hub. L’obiettivo principale è offrire un reale supporto alle persone lavoratrici, facilitando l’accesso a questi servizi in un ambiente lavorativo accogliente e inclusivo. Le domande possono essere presentate da aziende e liberi professionisti dal 20 novembre al 10 gennaio.

Oltre a rappresentare una grandissima opportunità, avere i propri animali domestici a lavoro potrebbe rappresentare un grande vantaggio, grazie al fatto che si potrebbe beneficiare degli stessi effetti positivi della per therapy. Ma che cos’è questa forma di terapia? Vediamolo insieme.

A volte, la vera cura è il contatto. In situazioni in cui un anziano sembra ritirarsi nel suo silenzioso isolamento, un bambino autistico fatica a interagire con il mondo esterno, o un malato oncologico perde il sorriso, stabilire un legame con un animale diventa un’esperienza rivoluzionaria. Immersi nell’energia vitale dell’animale, concedersi la dolcezza di quel contatto può fare la differenza.

Il termine Pet Therapy, letteralmente “Terapia dell’animale da affezione”, di origine anglosassone, coniato dallo psichiatra americano Boris Levinson negli anni ’60, si concentra sugli impatti positivi della vicinanza tra animali e persone. Questa espressione, diffusa globalmente, in Italia è stata sostituita con il termine più appropriato di Interventi Assistiti con gli Animali (IAA), che include:

– AAA (Attività Assistita con Animali) con prevalenza dell’aspetto ludico.

– EAA (Educazione Assistita con Animali) con prevalenza dell’aspetto educativo.

– TAA (Terapia Assistita con Animali) con prevalenza dell’aspetto terapeutico.

Questa suddivisione evidenzia che gli interventi di Pet Therapy non sono limitati ai percorsi di cura, ma possono essere applicati anche in contesti educativi e ludici. Di conseguenza, la Pet Therapy è indicata sia nei trattamenti per gli anziani che per i bambini.

Dato il crescente numero di progetti in questa direzione, il Ministero della Salute ha definito linee guida precise per la Pet Therapy, garantendo un servizio di alta qualità per gli utenti. Le ricerche su questo tema sono in costante aumento, evidenziando l’importanza e l’efficacia di tali interventi.

Quali sono i vantaggi della pet therapy? I vantaggi della Pet Therapy abbracciano sia il benessere fisico che quello mentale, derivanti dalla relazione instaurata tra l’animale e l’utente. L’empatia che si sviluppa in modo spontaneo durante questa interazione genera effetti positivi per entrambi gli attori coinvolti.

Questo fenomeno si spiega perché stabilire connessioni con gli animali risulta spesso più agevole per chi, nella vita quotidiana, trova difficoltà nel rapportarsi con i propri simili. Gli animali offrono il loro affetto incondizionato, senza giudicare, rifiutare o avere pregiudizi, contribuendo a creare una connessione spontanea, affettuosa, divertente e delicata.

Nel momento del gioco o delle coccole:

– Il battito cardiaco della persona rallenta.

– I livelli di adrenalina e dopamina aumentano, con impatti positivi sull’umore e lo stato psicologico.

– Si riducono ansie e paure.

– Aumentano gli stimoli al movimento, riducendo la sedentarietà.

Prendersi cura di un animale o ricevere le sue attenzioni contribuisce anche a rafforzare l’autostima e il senso di responsabilità. È importante notare che questi benefici perdurano più a lungo rispetto agli effetti positivi di altre attività simili.

Ma quali sono gli animali maggiormente indicati per la pet therapy? Nella pet therapy, gli animali coinvolti spaziano da cani, cavalli, asini e gatti, fino a conigli, porcellini d’India, lama e alpaca, particolarmente diffusi all’estero. Ciascun animale presenta requisiti specifici che lo rendono idoneo per progetti diversificati.

Il cane, spesso considerato il compagno ideale in interventi di AAA o TAA, eccelle nella sua capacità di interagire con gli esseri umani. Per natura socievole, comunicativo, sensibile e facilmente addestrabile, il cane si inserisce agevolmente anche in contesti delicati. Non esiste una razza specifica, ma è essenziale che siano cani socievoli, docili, mansueti, equilibrati e facilmente adattabili a varie situazioni. Labrador o Golden Retriever sono spesso scelti per queste caratteristiche.

Tuttavia, i requisiti naturali da soli non sono sufficienti per far diventare un cane protagonista dell’attività di pet therapy. È fondamentale che il cane riceva una preparazione adeguata, personalizzata in base al compito che dovrà svolgere. L’associazione Aslan, supportata dalla Fondazione Specchio dei Tempi, organizza corsi di formazione per cani da pet therapy, consentendo a utenti privati di entrare in questo meraviglioso mondo in modo professionale e qualificato.

I meccanismi alla base degli effetti descritti sono ancora oggetto di studio approfondito. È noto che la semplice presenza di un animale durante situazioni percepite come stressanti, come ad esempio leggere ad alta voce davanti ad altre persone, può ridurre i livelli di ansia, la pressione sanguigna e il battito cardiaco. Studi scientifici hanno evidenziato che il contatto fisico con un animale porta a una diminuzione nei livelli di cortisolo, l’ormone associato alla risposta allo stress, nel sangue. In contemporanea, si osserva un aumento degli ormoni e neurotrasmettitori legati alle emozioni positive, come endorfine e dopamina, contribuendo a ridurre l’ansia e lo stress.

Questo processo porta anche a un miglioramento delle relazioni interpersonali e dell’umore, grazie alla stimolazione dell’ossitocina, un neuropeptide secreto dall’ipotalamo. Le ricerche più recenti mostrano inoltre come relazioni basate sull’affetto e sull’attaccamento possano stabilirsi efficacemente tra specie diverse, portando a una regolazione reciproca delle emozioni e dei comportamenti.

Federico Liberi

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