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Italia

L’ansia da nuovo lavoro è più diffusa tra la GenZ? La situazione

Published by
Marco Garghentino

Quella che stiamo vivendo è una stagione di ansia e preoccupazione sul mondo del lavoro, soprattutto per chi appartiene alla cosiddetta Generazione Z. A cosa è dovuta questa situazione e come è possibile gestirla? Vediamo come stanno le cose in Italia e altrove

 

Le guerre, una pandemia appena lasciata (si spera) alle spalle, l’aumento del caro vita, una crisi economica globale che si protrae ormai da anni, quella ambientale.

Diciamolo, il presente che il Mondo sta vivendo non è esattamente paradisiaco.

Certo, in passato la Terra e i suoi popoli hanno vissuto stagioni ben più buie e preoccupanti, ma ciò non deve finire con lo sminuire le difficoltà con le quali la maggior parte della gente è chiamata a confrontarsi quotidianamente anche oggi.

Una di queste riguarda l’ansia da nuovo lavoro. Un sentimento che tocca in particolar modo gli appartenenti alle Generazione Z.

Ansia sul lavoro: che guaio per la GenZ!

Insoddisfazione. Questa è la parola chiave che potrebbe essere utilizzata per spiegare la società attuale.

Nel Mondo moderno l’insoddisfazione è all’ordine del giorno.

Immagine | Unsplash @UdayMittal – Rationalinternational.net

C’è chi è insoddisfatto del proprio aspetto, chi della propria cultura, chi della propria famiglia, chi di ciò che possiede e anche chi del proprio lavoro.

L’insoddisfazione è un’emozione che si associa a diverse realtà è che può essere vissuta da ogni persona in modo differente, ma che finisce solitamente con l’evocare due sentimenti ben precisi: la rabbia e l’ansia.

Oggi noi vogliamo soffermarci in particolar modo sul secondo sentimento, l’ansia, e vogliamo farlo andando ad analizzare nello specifico l’ansia che oggigiorno si associa sempre più alla parola “lavoro”.

L’ansia del lavoro, infatti, è una delle preoccupazioni che più di tutte attanaglia la vita delle persone. Soprattutto di chi appartiene alla Generazione Z, ovvero coloro che sono nati tra il 1997 e il 2012.

Le persone rientranti in questa fascia d’età hanno fatto il loro ingresso nel mondo del lavoro in un’epoca segnata da gravi crisi politiche, economiche, sociali e storiche e ne sentono il peso.

Il futuro è un enorme punto interrogativo per la GenZ, la cui preoccupazione è quella di arrivare a fine giornata, spesso scoprendosi poi insoddisfatta di ciò che ha lasciato alle spalle con il passare delle ore.

Ne deriva che, sia in Italia che all’estero, la maggior parte dei giovani appartenenti alla Generazione Z si sente stressata e ansiosa sul lavoro o per il lavoro.

Uno scenario davvero preoccupante, considerando che entro il 2025 (quindi non tra molto, ndr) il 27% della forza lavoro nei Paesi OCSE e un terzo della popolazione mondiale sarà costituita proprio dalla GenZ. O meglio, dalla depressa GenZ.

Stando a quanto raccolto in un’indagine svolta quest’anno da Cigna International Health, su quasi 12.000 lavoratori in tutto il Mondo, il 91% dei soggetti di età compresa tra i 18 e i 24 anni ha dichiarato di sentirsi stressato.

Ciò che spaventa è che il 98% ha detto di essere stressato a causa del proprio lavoro, una condizione che porta a provare sempre più spesso una grande ansia quando si volge il proprio sguardo al futuro.

A certificarlo è anche uno studio condotto da McKinsey e che dimostra come i giovani della GenZ siano altamente preoccupati per la propria stabilità lavorativa, tanto che una persona su dieci si dice angosciata rispetto alle prospettive future.

Questo stato porta, così, sempre più ragazzi ad abbandonare il proprio posto di lavoro, alla ricerca di un approdo migliore.

Stando sempre alla ricerca di McKinsey, il 77% degli appartenenti alla Generazione Z è, infatti, alla ricerca di un nuovo lavoro. Una percentuale enorme.

Il problema è che questo modus operandi finisce con l’innescare un circolo vizioso, nel quale l’unica costante è l’ansia.

I giovani, infatti, provano ansia quando chiamati a svolgere un lavoro poco appagante, ma continuano a provarne – in forma ovviamente diversa – anche quando abbandonano e si mettono alla ricerca di un nuovo posto.

C’è chi prova ansia perché ha un lavoro che non gli piace e chi prova ansia perché non ha alcun lavoro.

L’unica soluzione è, quindi, quella di trovare un posto di lavoro in cui ci si senta a proprio agio e correttamente retribuiti. Ciò richiede però parecchia fortuna e un gran senso di adattamento.

A risentire di questo circolo vizioso è sia la salute mentale che fisica, aspetti sempre correlati tra loro.

Problemi e soluzioni

Secondo quanto riportato recentemente dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, ndr) in occasione del World Health Mental Day, entro il 2030 saranno circa 12 miliardi le giornate di lavoro che andranno perse a causa di depressione e ansia, per un danno di un trilione di euro all’anno.

Numeri spaventosi e che dimostrano come l’ansia da lavoro sia un problema a cui bisognerebbe iniziare a prestare la massima attenzione.

Immagine | Unsplash @NikShuliahin – Rationalinternational.net

Sempre più spesso chi si sente insoddisfatto cerca di superare queste difficoltà facendo affidamento sulle proprie forze o chiedendo aiuto a parenti, amici o esperti del settore psicologico.

Lo scopo è ovviamente quello di stare meglio e iniziare a nutrire un rapporto più sano con il proprio lavoro o con la ricerca dello stesso.

Come anticipato nel paragrafo precedente, anche la ricerca del lavoro provoca infatti ansia, in quanto per la maggior parte delle persone sembra ormai diventato impossibile trovare un lavoro che soddisfi le proprie richieste.

I salari sempre più bassi, i ritmi serrati e ambienti lavorativi ultra-competitivi sono sempre più diffusi in svariati settori.

Ne consegue che chi si candida per tali lavori sia portato a sentirsi discriminato e insoddisfatto. In una parola: infelice.

L’Unione Europea ha, infatti, dichiarato che il burnout da lavoro rappresenta la seconda malattia professionale più diffusa dopo i problemi posturali.

È possibile, quindi, risolvere questa situazione?

Più che possibile, è necessario, in quanto un Mondo formato da generazioni depresse non potrà mai produrre un futuro di valore.

Per questo, gli esperti consigliano a chi prova ansia per via del lavoro a fermarsi, osservare la propria situazione da una visuale più ampia e distaccata, capire quali sono i problemi principali che possono essere risolti e agire di conseguenza.

Anche il superamento dei più piccoli problemi può essere il giusto innesco per iniziare a guardare alla propria vita in maniera più positiva.

La meditazione può essere un altro valido aiutante.

Il consiglio per i datori di lavoro è invece quello di iniziare ad ascoltare le richieste e dei propri dipendenti o dei candidati ai colloqui e di mettere a loro disposizione un ambiente di lavoro sano, sia dal punto di vista sociale che economico.

Creare ottime relazioni interpersonali fin dal primo giorno e assicurare uno stipendio adeguato alle mansioni e alle competenze dovrebbero essere la normalità in un’azienda che punta al successo.

Sentirsi bene in un ambiente di lavoro permetterà di essere, infatti, più produttivi e a beneficiarne saranno tutte le parti in causa.

Una lezione abbastanza semplice, ma che, incredibilmente, soltanto in pochissimi hanno già appreso nel mondo del lavoro.

Questo è proprio ciò che la Generazione Z, in particolare, sta provando a denunciare.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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