Le temperature primaverili e l’inflazione mettono in difficoltà le famiglie e rallentano gli acquisti dell’abbigliamento invernale. Fismo di Confesercenti chiede uno slittamento dei saldi a febbraio per recuperare le vendite
Confesercenti lancia l’allarme: secondo la federazione dei negozi di abbigliamento Fismo, il caldo anomalo sta causando una contrazione degli acquisti di capi invernali, a cui si aggiungono le sfide per le famiglie portate dall’aumento dell’inflazione, arrivando a punte del 20%.
La Fismo ha inviato una lettera inviata al Presidente della Conferenza Stato-Regioni Massimiliano Fedriga, chiedendo lo spostamento dei saldi invernali alla prima settimana di febbraio per per avere tempo sufficiente a recuperare le vendite perdute.
Questa decisione è motivata non solo dal caro-vita, il quale limita già il budget delle famiglie, ma anche (e soprattutto) dal cambiamento climatico che aggiunge un ulteriore ostacolo alla vendita delle collezioni invernali. Quel -6% di acquisti nei negozi effettuati nel mese di settembre sono circa 320 milioni in meno di Euro sul giro di affari annuo – che si attesta intorno a 34 miliardi di euro -.
Questi sono i conti fatti da Federazione Moda Italia-Confcommercio, che ha fatto un sondaggio tra i suoi associati proprio per stimare l’impatto economico che questo caldo anomalo sta avendo sulle vendite di moda. In particolare, il 54% dei negozianti intervistati ha segnalato un calo delle vendite, rispetto al 27% che ha registrato invece aumenti e al 18% che ha visto i propri incassi rimanere stabili.
“In un settembre caldo con temperature sorprendentemente miti nonostante il cambio di stagione”, ci spiega il presidente di Federazione Moda Italia, Giulio Felloni, “i negozi di moda hanno registrato il rinvio di almeno un mese degli acquisti di maglieria, giacche, abiti, giubbotti, abbigliamento e calzature più pesanti sia per la donna che per l’uomo.
Nel frattempo noi negozianti ci troviamo con i magazzini pieni e sfide finanziarie legate alle scadenze dei pagamenti, tra tasse, personale, bollette e affitti in aumento per l’inflazione.
Ad averne risentito maggiormente sono i punti vendita dei piccoli centri, le piccole boutique di quartiere o i negozianti storici lontani dalle rotte turistiche o dalle località costiere dove i vacanzieri – soprattutto gli stranieri – trainano gli acquisti”.
“La stagione estiva dal punto di vista dell’offerta commerciale è finita, in vetrina ed esposti ci sono già i capi invernali, ma le condizioni meteorologiche stanno mettendo in difficoltà i negozi”, prosegue Felloni, che – da imprenditore del settore con uno store multibrand a Ferrara – affronta in prima persona la situazione. “Non posso nascondere le preoccupazioni: i clienti guardano le vetrine, entrano, studiano la merce e valutano i prezzi ma non comprano, rimandano l’acquisto”.
E non a caso diversi brand del lusso – come Valentino – hanno saggiamente pensato di mettere subito in vendita una “pre-collezione” Primavera/Estate 2024, ovvero alcuni capi chiave dell’ultima sfilata che possono essere indossati subito. E non c’è da stupirsi che i clienti in boutique preferiscano prendere le nuove ciabattine con le borchie da sfoggiare immediatamente piuttosto che stivali o anfibi.
“A luglio e agosto i turisti si sono subito lanciati ad acquistare le novità delle collezioni Autunno-Inverno 24 appena arrivate in negozio, poi con la fine delle vacanze le vendite si sono assestate.
Con il fatto che questa estate sembra non finire mai, rispetto all’anno scorso sono aumentate le vendite dei cappelli per proteggersi dal sole e dall’afa, soprattutto i modelli baseball, buket e a caschetto”, ci spiega Daniela Kraler, presidente dello storico store multibrand Franz Kraler di Dobbiaco e Cortina, la Perla delle Dolomiti.
Anche lassù l’autunno è un miraggio e si guarda invece alle “pre-collezioni” della prossima estate: “Sono già in magazzino pronte per essere esposte, a disposizione se qualche cliente dovesse chiederle”, ci dice. Daniela, che assieme al marito Franz dirige con successo da molti anni 7 negozi di cui tre monomarca in partnership con brand del lusso come Louis Vuitton, Dior e Gucci, sottolinea poi come sia diminuita la capacità di spesa dei suoi già selezionatissimi clienti: “Se prima c’erano gli habitué dalle grandi possibilità economiche, ora entrano più clienti ma disposti a spendere un po’ meno: tra i 1000 e i 2000 euro a testa, in media”.
Da Nord a Sud, se il lusso non sente crisi lo dobbiamo proprio ai tanti turisti che continuano ad affollare il nostro Paese: ce lo conferma anche Aldo Carpinteri patron di Modes, altro punto di riferimento dello shopping più esclusivo con negozi in tutta Italia, da Milano a Cagliari, da Portofino a Forte dei Marmi, ma anche a Parigi, Sankt Moritz e Gstaad.
“Questo ottobre e questo autunno che tarda ad arrivare non influenza i nostri fatturati che continuano a crescere. Se i cappotti in questo momento non si vendono, i nostri clienti acquistano giacche in pelle, cinque tasche in denim e t-shirt in attesa che arrivi l’inverno”, sottolinea Carpinteri. “Sicuramente l’offerta è molto varia grazie ai flash di collezione di alcuni stilisti che propongono capi basici non stagionali e ai giovani creativi”, aggiunge.
Ed è proprio su questi vestiti che in gergo tecnico si definiscono no season, che punta ormai sempre di più anche il fast fashion, che – oltre a poter contare per sua stessa definizione su un’offerta vastissima di capi e modelli in contemporanea – ha “aggirato” il problema puntando su pezzi da mixare e stratificare per creare look “sempreverdi” che vanno bene proprio per ogni stagione.
C’è poi chi, come Beppe Angiolini, il titolare dello storico store Sugar di Arezzo, va controcorrente: “Non penso che si vendano di meno le collezioni autunnali per colpa del caldo inaspettato”, ci dice. “Certo una giornata di pioggia o molto fredda può far scattare la voglia di acquistare un nuovo cappotto, ma penso che in questo momento storico le persone stiano molte attente ad acquistare nuovi capi. In questi giorni sicuramente non si vendono tanti cappotti, ma molti blazer”, spiega.
“Se fino a qualche anno fa a giugno luglio molti vestiti invernali erano già stati venduti, oggi i tempi sono cambiati. Trovo che la congiuntura storica tra inflazione, guerre e instabilità dei mercati porti ad acquistare di meno ma meglio, a scegliere capi fatti per durare di cui si ha bisogno realmente”.
Una riflessione, quella di Angiolini, che ben esemplifica la fase di incertezza e transizione che sta affrontando tutto il mondo della moda.
Ma se il mondo dello shopping di lusso non conosce crisi, resta tutt’altro che trascurabile il fatto che i negozianti si trovino con i magazzini pieni e, sostanzialmente, due mesi per raggiungere il budget con le vendite a prezzo pieno prima che a gennaio inizino i saldi.
“La giacenza dell’invenduto è un problema tutt’altro che secondario”, chiosa Felloni di Federmoda. “Ci sono molti nostri associati che già spingono per fare offerte e ribassi ma sarebbe un suicidio per il comparto. I prezzi di queste collezioni invernali hanno subito aumenti nell’ordine di un +15/20% ma i negozianti – per non perdere i clienti – aumentano il prezzo finale solo del 5-7%, riducendo il proprio margine. Iniziare subito con gli sconti non è sostenibile”.
“Le condizioni climatiche anomale, con temperature medie più alte del normale, si sono protratte per tutto settembre e ottobre, condizionando negativamente il lancio delle collezioni invernali”, spiega Benny Campobasso, Presidente nazionale Fismo Confesercenti.
“Le vendite di capi, calzature e accessori autunno-inverno sono in netto calo in tutti i territori, con punte fino al -20% rispetto allo scorso anno” ha spiegato.
“Con gli acquisti già frenati dal caro-vita, che restringe il budget dedicato dalle famiglie all’abbigliamento, il cambiamento climatico aggiunge un nuovo elemento di difficoltà per i negozi di moda” dice Campobasso.
Una possibile soluzione per mitigare il problema potrebbe essere quella di far slittare di un mese la data di inizio dei saldi invernali 2024.
“Così si darebbe modo alle imprese, fortemente penalizzate dalle scarse vendite di questo inizio d’autunno, di recuperare parte dei profitti. Con i saldi fissati ad inizio gennaio, non c’è tempo per commercializzare le merci a prezzo pieno” ha argomentato Campobasso.
Secondo l’associazione, lo spostamento in avanti dell’avvio dei saldi dovrebbe diventare una misura strutturale: “Le vendite di fine stagione, sia quelle invernali che quelle estive, solo se vengono svolte nel giusto periodo rappresentano un’occasione di grande interesse economico, non solo per i consumatori, ma anche per gli operatori commerciali.
Attualmente però “hanno inizio in periodi eccessivamente precoci rispetto al fine stagione reale, una sfasatura sempre più evidente a causa del cambiamento climatico. Questo sfavorisce i negozi di vicinato, rispetto alla grande distribuzione e, soprattutto, alle piattaforme eCommerce, che hanno le economie di scala per permettersi di vendere a prezzi molto competitivi, potendo contare su ridotti costi in fatto di personale e di infrastrutture e sulla mancanza di un regime fiscale uniforme tra il commercio fisico e quello online”.
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