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Politica

Governo Meloni: com’è stato il primo anno? Un bilancio

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Giulia De Sanctis

Il bilancio di un anno dall’insediamento del governo guidato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni

Il Governo Meloni compie un anno, ma è anche il governo della prima donna presidente del Consiglio, l’underdog della politica italiana.

Un anno complesso, segnato dalla guerra in Ucraina, inflazione galoppante, la morte di Silvio Berlusconi e attualmente le tensioni in Medio Oriente; un vero e proprio battesimo di fuoco per Giorgia Meloni, ma facciamo un bilancio di questo primo anno di governo.

Sicuramente Giorgia Meloni ha dimostrato di non essere un marziano, come disse durante il suo primo viaggio a Bruxelles, di fronte alle perplessità e alle paure di una virata sovranista ed autoritaria dell’Italia.

Il resoconto del governo Meloni

Il capitolo internazionale è quello a cui si è dedicata maggiormente e che ne ha anche sancito una sua piena istituzionalizzazione: emblematica la foto con Von Der Leyen e Rutte a Tunisi, sigillo di un inedito mainstream sul delicato tema dell’immigrazione.
Foto | Wikimedia Commons @Governo italiano – Rationalinternational.net
Non più blocchi navali, respingimenti, ricollocamenti. Bensì piano Mattei, cooperazione strategica, accordi tra Unione Europea e Paesi Africani.
È la svolta più evidente che la porta in rotta di collisione con Ungheria e Polonia, rimasti alleati solo sulla carta, ma che le garantisce un posto al tavolo dell’establishment. Esattamente come il sostegno senza ambiguità all’Ucraina, chiave di volta per un appoggio pieno dell’America democratica di Biden.

Sicuramente, per quanto riguarda l’appoggio all’Ucraina, il 1° dicembre c’è stato il dl-Ucraina, un segno di continuità con il decreto-Ucraina varato dal governo di Mario Draghi che autorizzava a inviare aiuti militari a Kiev.
Per quanto riguarda il fronte interno, sicuramente più complesso e dove le difficoltà sono maggiori, sicuramente non aiutata dal quadro economico sofferente a livello globale e un bilancio italiano dipendente in gran parte da regole, aiuti e impegni europei.
Iniziò in bellezza il 31 ottobre 2022 con il decreto rave che, pur non essendo nel programma di governo, fu un decreto controverso finalizzato a disincentivare i raduni illegali. Una sorta di segnale sull’atteggiamento generale che l’esecutivo avrebbe avuto sui temi della sicurezza.
Sempre a poco meno di un mese di insediamento, il 21 novembre 2022, il governo vara una manovra in corsa che in gran parte proroga le misure contro il caro-energia grazie a un tesoretto lasciato da Draghi.
Arrivano i primi segnali su cuneo e natalità. Allo stesso tempo, appare già chiaro che alcune promesse elettorali, come la flat-tax, spariranno dai radar.
Il Governo iniziò ad accendere il cantiere delle riforme con il disegno di legge sull’autonomia differenziata, caro alla Lega e al ministro Calderoli.
L’iter procede in Parlamento tra cautele e diffidenze, mentre l’altro pezzo delle “grandi riforme”, ovvero il ddl costituzionale sul presidenzialismo o sul premierato, ancora non è arrivato in Consiglio dei ministri.
Dopo la tragedia di Cutro in cui hanno perso la vita 180 migranti, il governo si recò simbolicamente nella cittadina calabrese per varare un provvedimento che riprende la filosofia dei dl-sicurezza varati da Salvini durante il governo Conte-1.
Un passaggio molto complesso per l’esecutivo. Varato questo provvedimento, però, Meloni ha progressivamente modificato la linea sulle migrazioni prediligendo la strada del negoziato con l’Ue e con i Paesi nordafricani.
Tra molte polemiche, il 1° maggio – festa dei Lavoratori – il governo si riunisce per un decreto che reintroduce forme di lavoro flessibile e, soprattutto, determina la fine del Reddito di Cittadinanza, così come articolato dai governi Conte 1 e Conte 2 a trazione M5s. La stretta riguarda soprattutto gli “occupabili”.
Pochi giorni dopo, a causa dei cambiamenti climatici che si abbatterono sull’Emilia Romagna e la sconvolsero con la stessa forza di un terremoto, il governo vara lo stato d’emergenza ma sugli aiuti, dopo la prima fase di unità nazionale, inizia un braccio di ferro con il governatore Stefano Bonaccini, che prosegue tuttora tra accuse reciproche.
Il 15 giugno via l’abuso d’ufficio con il ddl Nordio, il quale cancella il reato di abuso di ufficio. Sono state numerose e diverse le reazioni, preoccupazione fronte magistratura e anche dalle autorità anticorruzione, mentre è positivo il parere dei sindaci, compresi molti di centrosinistra che poi però aggiusteranno il tiro.
E così arriviamo a settembre, con il dl Caivano, un testo che interviene dopo una fitta serie di fatti di cronaca riguardanti violenze efferate da parte di minori.
La premier visita anche personalmente un luogo simbolo del degrado, il parco Verde di Caivano. Il provvedimento prevede una stretta penale sui minori, misure sociali e di riqualificazione.
Infine, il 16 ottobre 2023 c’è stata la manovra in deficit: la seconda legge di bilancio del governo Meloni è un provvedimento da 24 miliardi di cui 16 in deficit, che fatica a confermare per il 2024 i tagli fiscali vigenti nel 2023.
Il varo della manovra avviene in un contesto internazionale di nuovo mutato a causa del conflitto mediorientale, che potrebbe condurre ad una contrazione della crescita.
E il futuro?
Tra gli errori va segnalata la tassa sugli extraprofitti bancari e relativo passo indietro ma che non ha evitato la polverizzazione in borsa di 9 miliardi di euro. Così come il tentativo, anche questo in parte rientrato, di scaricare su Draghi le responsabilità sul Pnrr.
Foto | Wikimedia Commons @Presidenza della Repubblica – Rationalinternational.net

Politicamente la morte di Berlusconi ha acuito la competizione nella maggioranza con Forza Italia, che prova a resistere senza il Cavaliere, e Matteo Salvini che tenta di recuperare spazi e consensi.

Incognite che, alla pari delle turbolenze internazionali, rischiano di incidere sul futuro. Di sicuro il primo anno del governo di Giorgia Meloni sarà ricordato più che per la discontinuità con il passato, per il bagno di realtà del passaggio da una storia di opposizione ad una di governo.

Giulia De Sanctis

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