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Politica

Sanità, per tre italiani su quattro deve essere pubblica

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Federica Giovannetti

Secondo l’indagine condotta dall’Istituto Piepoli, per il 90% degli intervistati deve essere una priorità della prossima legge di Bilancio

 

Per oltre tre italiani su quattro la sanità deve essere pubblica. Di più: per il 90% degli intervistati deve essere una priorità del governo nella prossima legge di Bilancio. Per il 37% merita addirittura il primo posto. Non lascia spazio a interpretazioni l’indagine condotta dall’Istituto Piepoli per la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.

Un tema di strettissima attualità con la Manovra, attesa a breve in Parlamento, che ha tagliato e poi ripristinato i fondi destinati alla Sanità, dopo le proteste piovute dalle opposizioni e dalle associazioni: 3 miliardi di euro in più che però, al netto dell’inflazione, portano il rapporto tra spesa e Pil nel 2024 al 6,4%, ai minimi storici. Solo pochi giorni fa la fondazione Gimbe ha detto, numeri alla mano, che il Sistema sanitario nazionale è sull’orlo del “baratro”.

I risultati del sondaggio: sanità pubblica per 2 italiani su 3

Secondo il sondaggio, condotto sull’opinione pubblica e sul personale medico, gli italiani tendono in maggioranza (54%) a promuovere il servizio sanitario regionale, ma con grandi distanze territoriali. Se, infatti, al nord si raggiungono picchi del 69% di soddisfazione, al sud e nelle isole ci si ferma a quota 41%.

Specularmente e di conseguenza, quando si chiede chi debba guidare la sanità tra Stato e Regioni, al nord prevale il modello concentrato sulle regioni mentre al sud si chiede un intervento statale, probabilmente proprio nella speranza che questo riequilibri la qualità percepita del servizio sanitario. Quello che è chiaro, in ogni caso, è che la sanità per gli italiani deve essere prevalentemente pubblica. Così la pensano più di 3 italiani su 4, il 76%, in questo caso in modo trasversale nelle diverse aree del Paese.

La digitalizzazione della sanità

La digitalizzazione nella sanità, che ha subìto un’accelerazione soprattutto negli ultimi anni, complice la pandemia, è apprezzata dal 73% degli intervistati. A essere promossi sono in special modo le ricette elettroniche e ritiro online dei referti.

Più cauto il giudizio sull’Intelligenza Artificiale. Per il 92% degli italiani va bene ma solo come supporto del medico. La quasi totalità esclude di farsi curare da una piattaforma di IA. Il rapporto diretto e fiduciario con il proprio medico infatti è talmente importante che il 75% degli intervistati si dice non disponibile a rinunciare al diritto di scegliere il proprio medico di famiglia.

Rinunce a curarsi e “turismo sanitario”

In media gli italiani risparmiano il 10% delle proprie entrate per le spese sanitarie ma sono molti – il 23% – quelli che non riescono a farlo. Circa 3 milioni di italiani ammettono di rinunciare a curarsi se la prestazione sanitaria è a pagamento

Sempre più cittadini sono costretti a spostarsi in altre Regioni alla ricerca di centri di eccellenza. Un problema avvertito dal 63% degli intervistati, che nel caso del Sud e delle isole tocca punte del 79%.

La stragrande maggioranza degli italiani, il 93%, vorrebbe di conseguenza un sostengo dallo Stato, mentre l’oltre l’80% vorrebbe un sistema sanitario omogeneo sul territorio nazionale che non costringa i malati a costosi “viaggi della speranza”.

Foto | Pixabay / Sasin Tipchai – rationalinternational.it

Manovra 2024, sanità al primo posto

La qualità dell’assistenza sanitaria è ritenuta soddisfacente da quasi due italiani su tre (il 67%). La maggioranza reputa la sanità un settore in grado di generare ricchezza, dunque sul quale investire, e non come un semplice costo, mentre ritengono che, al contrario, la gestione dei servizi risponda più alle esigenze di bilancio che a quelle di salute. Il 90% degli italiani è convinto che la legge di Bilancio debba porre la sanità al primo posto o tra le priorità del governo.

Tra gli interventi su cui agire per migliorare l’assistenza, chi si dice insoddisfatto propone di incrementare il personale medico (55%), aumentare i finanziamenti (42%), migliorare l’organizzazione (38%).

I medici: il 40% valuta di andare all’estero

La stragrande maggioranza dei medici italiani intervistati si dice ben cosciente del valore del proprio lavoro (il 96% lo reputa molto o abbastanza importante) ma ritiene che le istituzioni non lo tengano nella dovuta considerazione. Anzi credono che il ruolo del medico in Italia oggi sia svalutato rispetto al periodo pandemico, quando la professione sanitaria era accostata alla figura dell’“eroe”.

Oltre un medico su tre considera l’eccessiva burocrazia un problema che sottrae tempo alla cura dei pazienti. Una condizione che spinge quasi la metà (il 40%) a valutare l’opportunità di andare all’estero a svolgere la professione medica.

Ciononostante, l’83% dei medici si conferma ancora attaccato alla propria professione, tanto da dichiarare che quello che fa ogni giorno – coltivare il rapporto con i pazienti, aiutare le persone e salvare vite – corrisponde all’idea che aveva quando ha scelto di svolgere la professione medica. Un mestiere che secondo l’indagine resta attrattivo fra i giovani: il 57% del campione tra i 15 e i 24 anni ha preso in considerazione la possibilità di formarsi per diventare un professionista della salute.

Superare divari e disuguaglianze

Gli italiani promuovono la sanità italiana ma evidenziano il bisogno di risolvere i divari territoriali tra Nord e Sud e per questo chiedono con forza che la sanità sia prioritaria nelle scelte del governo. Aperti anche al digitale e a un uso consapevole dell’intelligenza artificiale, non sono però disposti a rinunciare al rapporto diretto con il medico, oltre che alla possibilità di scegliere personalmente il medico di famiglia”, ha sintetizzato efficacemente Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli.

Oggi i cittadini chiedono allo Stato e alle Regioni di lavorare insieme per superare le diversità di trattamento Nord-Sud, ma anche centro e periferia, tra ricchi e poveri, tra chi ha un più alto livello di istruzione e uno più basso”, ha commentato invece il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli.

La sanità del futuro dovrà essere: pubblica, partecipata, adeguatamente finanziata, con un numero adeguato di professionisti e organizzata per rispondere efficacemente agli obiettivi di salute dei cittadini. Una sanità che valorizzi le competenze dei professionisti anche nella governance e nell’organizzazione dei servizi e consenta ai cittadini di poter utilizzare le eccellenze sanitarie nel territorio in cui vivono“. Insomma, “una sanità diversa da quella aziendalistica, dove ogni individuo non si senta un numero” ma “una persona accolta che possa affidare la propria salute ai professionisti con fiducia”.

Federica Giovannetti

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